Chi sarà il nuovo papa? Le quote dei bookmaker e i giochi di potere al conclave



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Mercoledì 7 maggio, i 133 cardinali elettori varcheranno la soglia della Cappella Sistina, dove – tra finestre sigillate, perquisizioni minuziose e il divieto assoluto di accedere a notizie esterne – inizieranno le votazioni per scegliere il successore di Francesco. Un processo che, almeno formalmente, esclude ogni influenza esterna, ma che già da settimane alimenta calcoli, strategie e scommesse ben oltre le mura vaticane.
Sei sono le cordate principali, ognuna legata a una priorità: dal Sinodo, rappresentato da Mario Grech, alle questioni geopolitiche che pesano come macigni sulla Chiesa globale. Ma il vero nodo, più che nelle alleanze già consolidate, sta negli indecisi, quei porporati che – tra Asia, Africa e Oceania – formano una maggioranza silenziosa di circa settanta voti, insufficiente a eleggere un pontefice ma decisiva per sbilanciare la partita.
Sul tavolo, i nomi più ricorrenti sono quelli di Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, e del filippino Luis Antonio Tagle, entrambi dati per favoriti dai bookmaker internazionali. "In Inghilterra, dove si scommette su tutto, dalle elezioni ai disastri naturali, le quote non lasciano dubbi", osservano gli operatori. William Hill e Ladbrokes li pagano poco più del doppio della posta, segno di un mercato che li considera nettamente avvantaggiati.
Accanto a loro, però, emergono figure come quella di Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo, o di Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, capaci di intercettare il malcontento di chi cerca una linea meno legata agli equilibri tradizionali. E mentre si discute se puntare su un europeo o aprire a un continente in crescita come l’America Latina, resta il fatto che, per la prima volta, il quorum richiesto è altissimo: 89 voti, una soglia che costringerà a mediazioni serrate.