Cercata la firma della collisione tra una stella di neutroni e un buco nero

Grazie al lavoro coordinato di due grandi gruppi internazionali di astronomi, di cui ha fatto parte anche Ruben Sánchez-Ramírez, ricercatore dell'Inaf, l’Istituto Nazionale di Astrofisica, è stato possibile indagare sulla firma elettromagnetica lasciata da uno degli eventi cosmici più catastrofici in assoluto, ovvero la collisione tra una stella di neutroni e un buco nero , uno tra gli oggetti più pesanti dell’Universo. (Sky Tg24 )

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Ora questo evento è stato osservato e verificato e inizia adesso la costruzione di una integrazione soddisfacente della teoria sui buchi neri. La somma “algebrica” delle masse iniziali è 151 masse solari, circa 9 masse solari in più rispetto alla massa del buco nero prodotto. (Innovation Nation)

Stuart Reid, uno dei responsabili del Dipartimento di Ingegneria Biomedica a Strathclyde nonché unico membro britannico dell’Instrument Science Board per l’ET, questo nuovo rilevatore di onde gravitazionali potrebbe “permetterci di mappare come l’espansione dell’Universo e osservare eventi completamente nuovi”. (Notizie scientifiche.it)

«Se potessimo catturare la luce della kilonova da una fusione Nsbh, potremmo capire quali elementi pesanti si formano in questi sistemi e come. Un sofisticato algoritmo ha poi controllato automaticamente milioni di rilevamenti per identificare eventi astrofisici plausibili che potrebbero essere collegati a un evento Nsbh. (Media Inaf)

“Ora possiamo chiudere il caso e confermare l’esistenza dei buchi neri di massa intermedia”, afferma Christopher Berry, membro del team di LIGO e fisico presso la Northwestern University. Ma secondo Berry, così come per altri studiosi, il buco nero più interessante non è quello derivato dalla fusione. (National Geographic Italia)

(askanews) – Coi suoi due bracci di 3 chilometri adagiati nella campagna pisana, vicino Cascina, l’interferometro Virgo è uno dei tre più grandi e sensibili rivelatori di onde gravitazionali al mondo. Un’opportunità che non si è lasciata sfuggire il Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, impegnato da sempre nello studio dell’ecosistema marino in prossimità delle coste toscane. (askanews)