Da Larry Fink a Jamie Dimon, i banchieri americani si lamentano: ecco perché Trump sbaglia sui dazi e rischiamo la recessione

Articolo Precedente

precedente
Articolo Successivo

successivo
Milano Finanza ESTERI

Le prime trimestrali delle grandi banche di Wall Street sembrano tracciare un quadro roseo sulla salute del comparto bancario statunitense. I numeri pubblicati oggi da Jp Morgan Chase, Morgan Stanley e Wells Fargo vanno oltre le attese, ma va ricordato che il periodo di riferimento è antecedente all’entrata in vigore dei dazi che in queste settimane hanno sconvolto le Borse mondiali. Dopo il Liberation Day del 2 aprile, il giorno dell’annuncio di dazi di ritorsione da parte del presidente statunitense Donald Trump, i mercati hanno registrato oscillazioni che non si vedevano dai tempi della pandemia di Covid e della crisi finanziaria del 2008. (Milano Finanza)

Su altri giornali

Fink (BlackRock), "Usa vicini o già in recessione" (affaritaliani.it)

Nonostante i 90 giorni di pausa ai dazi reciproci, i banchieri di Wall Street mandano un chiaro allarme sullo stato dell’economia americana. (Il Messaggero)

Dice Larry Summers che le probabilità di una recessione negli Stati Uniti sono al 50%. Non si può dire, invece, che Goldman Sachs abbia mostrato pregiudizi verso l’amministrazione repubblicana. (Corriere della Sera)

La tempesta abbattutasi recentemente sui mercati finanziari a causa della guerra commerciale ha fatto emergere i timori degli investitori che l'economia americana possa essere colpita dalla stagflazione. (Investire.biz)

La chiusura rispetto al liberoscambismo, che ha dominato l'ultimo venticinquennio, non è scevra da conseguenze macroeconomiche. L'escalation commerciale tra Stati Uniti e Cina ha depresso molti listini azionari. (il Giornale)

L’economista della New York University - dove ha fondato il “Volatility Institute” con fili… ROMA – Non è cambiato niente: malgrado il parziale armistizio di mercoledì, la guerra commerciale scatenata da Trump continua a infuriare. (la Repubblica)