Iran, la lezione dell'Italia all'Occidente
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Liberata Cecilia Sala, ora si dovrebbe lavorare alla liberazione del popolo iraniano. Ieri, 8 gennaio, la giornalista italiana è tornata a casa con un’operazione-capolavoro del governo e della diplomazia italiana. Ora l’Occidente non deve distogliere lo sguardo dal Paese che l’aveva rapita. E questo non può essere obiettivo di un solo governo: dovrebbe diventare il programma di quel pezzo (minoritario) di mondo - istituzioni, opinioni pubbliche e intellettuali - che ancora crede nella democrazia e nella libertà. (il Giornale)
Su altre testate
“Cecilia Sala non è solo una giornalista: è una di quelle persone rare che si sono guardate allo specchio e si sono poste due domande difficili: ‘Chi voglio essere davvero?’ e ‘Cosa posso fare io per il mondo in cui vivo?'”. (Il Libraio)
Come si è arrivati alla liberazione La giornalista italiana è rimasta in carcere tre settimane senza una accusa formale e ne è uscita senza un processo e senza che siano state ritirate accuse ufficiali. (Vanity Fair Italia)
Antonio Tajani è ancora assieme a lei a Ciampino con la premier Giorgia Meloni, con i genitori, a salutarla con un «Evviva! Bentornata Cecilia» quando finalmente al telefono può tirare un sospiro di sollievo. (Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale)
Se i media in lingua persiana all’estero hanno fin dal 19 dicembre dato ampio risalto alla notizia, dedicandovi approfondimenti e dibattiti pressoché ogni giorno, lo stesso non si può dire per i giornali e le agenzie di stampa operanti all’interno della Repubblica Islamica. (Limes)
Ne ha un’altra di coperta per proteggersi dal freddo di Evin che è pungente — «doloroso», dicono le detenute iraniane —, e congela. Nella cella lunga quanto lei sdraiata, Cecilia Sala non ha un materasso e dorme per terra, su una coperta. (Corriere della Sera)
«Le urla degli altri detenuti», avrebbe spiegato Cecilia Sala agli inquirenti. Una minuscola finestra in alto. (La Stampa)