Golden power, Giorgetti: su Unicredit e Mps il veto è l'extrema ratio





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Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, durante il question time alla Camera, ha chiarito la posizione del governo sull’applicazione del golden power in relazione alle operazioni di Unicredit su Banco Bpm e di Mps su Mediobanca. «La procedura non è una mia discrezione, ma un obbligo», ha precisato il ministro, sottolineando che il veto rappresenta solo «l’extrema ratio», ovvero l’ultima opzione da considerare.
Nel settore finanziario, la normativa prevede l’obbligo di notifica per qualsiasi operazione che coinvolga attivi di rilevanza strategica, indipendentemente dalla nazionalità del soggetto acquirente. Tra questi rientrano banche, società assicurative e altre realtà finanziarie che generano un fatturato annuo superiore a 300 milioni di euro e impiegano almeno 250 dipendenti. «Era mio dovere ricordare che esiste il golden power», ha aggiunto Giorgetti, ribadendo che il governo sta valutando con attenzione le implicazioni delle operazioni in corso.
Le acquisizioni proposte da Unicredit su Banco Bpm e da Mps su Mediobanca sono attualmente al vaglio del gruppo di valutazione interministeriale, incaricato di analizzare gli impatti sull’interesse generale dello Stato nel settore finanziario. Unicredit, intanto, ha ottenuto il via libera dell’Ivass per l’acquisizione del ramo assicurativo di Banco Bpm, un passaggio che conferma la complessità delle operazioni in atto.
Giorgetti ha tenuto a precisare che l’esercizio del golden power non è automatico, ma dipende da una valutazione approfondita delle circostanze. «Il veto è solo l’ultima ratio», ha ripetuto, evidenziando come il governo intenda agire con prudenza, evitando di interferire senza necessità nelle dinamiche del mercato.
Nel contesto di un risiko bancario che vede protagonisti alcuni dei principali istituti italiani, le dichiarazioni del ministro rivelano una linea cauta, orientata a bilanciare la tutela degli interessi nazionali con il rispetto delle regole di mercato. La questione, che coinvolge attori di primo piano come Unicredit, Mps e Mediobanca, resta aperta, in attesa degli sviluppi delle valutazioni interministeriali.