Abbonamenti disdetti e altri addii: il Washington Post paga il no all’endorsement
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Non accadeva dal 1988 che il giornale non prendesse posizione nelle elezioni presidenziali. E oltre ai giornalisti, anche i lettori non gradiscono il veto di Bezos Si allarga il malcontento attorno al Washington Post per la decisione di Jeff Bezos, editore del quotidiano, di bloccare l’endorsement a Kamal Harris. Dopo Robert Kagan, anche Michele Norris, editorialista dal 2019 e prima conduttrice nera della National Public Radio, ha lasciato la testata. (Primaonline)
Su altre testate
Per i quotidiani americani è una onorata tradizione. “L’endorsement,” il sostegno motivato a uno dei candidati (presidenziali e non solo) pubblicato prima delle elezioni è mansione canonica degli editorial board che gestiscono le pagine degli editoriali in autonomia dalle redazioni di cronaca (non esistono invece, ad esempio, i corsivi di prima pagina). (il manifesto)
Un appuntamento in cui l'ex presidente americano ha lanciato l'idea di eliminare l'imposta sul reddito, ha parlato di lottatori di arti marziali miste, elogiato le capacità militari del generale Robert E. (il Giornale)
Era, perché si è dimesso. Robert Kagan era la principale firma del Washington Post sugli editoriali politici. (L'HuffPost)