Albania, polemiche e proteste dopo il trasferimento dei migranti con precedenti penali

Albania, polemiche e proteste dopo il trasferimento dei migranti con precedenti penali
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INTERNO

Le immagini dei quaranta migranti irregolari arrivati a Gjader, in Albania, con i polsi legati da fascette hanno riacceso lo scontro politico. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha difeso la procedura, definendola «normalissima» e in linea con le operazioni di trasferimento. «Gli operatori agiscono in piena autonomia», ha precisato, respingendo le critiche.

Tra i trasferiti, dieci hanno precedenti per reati gravi, tra cui tentato omicidio, violenza sessuale e lesioni. Altri sedici sono coinvolti in episodi contro il patrimonio, mentre sette risultano segnalati per violazioni legate agli stupefacenti. Un quadro che ha alimentato il dibattito sull’efficacia delle misure adottate, anche se il governo insiste nel presentare l’accordo con l’Albania come una soluzione per decongestionare i centri italiani.

Non sono mancate, intanto, le proteste all’interno del Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr), dove si sarebbero verificati tre casi di autolesionismo durante la prima notte. Fonti riferiscono di detenuti che si sarebbero feriti con vetri, mentre urla e tensioni hanno caratterizzato l’avvio dell’operazione.

L’eurodeputata Ilaria Salis ha bollato la struttura come un «campo di concentramento», scatenando ulteriori polemiche. La replica del governo non si è fatta attendere, sottolineando che i migranti resteranno nel Cpr albanese per un massimo di 18 mesi, in attesa del rimpatrio. Intanto, le critiche dell’opposizione si concentrano sulla scelta di trasferire persone con un passato criminale, accusando l’esecutivo di aver minimizzato i rischi.