STUDI CONFARTIGIANATO – In dodici mesi persi 355 mila occupati indipendenti (-6,8%). I nuovi dati Istat delineano più pesanti effetti del Covid-19

Il Giornale delle PMI INTERNO

tendenziale in punti percentuali, dati destagionalizzati – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat. DINAMICA OCCUPAZIONE INDIPENDENTE: 2005-2021. Gennaio 2005-febbraio 2021, var.

Secondo la nuova metodologia, la durata dell’assenza dal lavoro inferiore a 3 mesi diviene il criterio prevalente per definire la condizione di occupato.

Parallelamente sono cresciuti i disoccupati (+21 mila) e, soprattutto, gli inattivi, di oltre 700 mila unità: la profondità della crisi e i provvedimenti restrittivi hanno scoraggiato la ricerca di lavoro. (Il Giornale delle PMI)

Su altre fonti

È la stima provvisoria diffusa dall'Istat: a febbraio 2021 si sono registrati 945mila occupati in meno rispetto allo stesso mese del 2020. S'interrompe, così, il trend negativo che, tra settembre 2020 e gennaio 2021, ha portato alla perdita di oltre di 410 mila occupati. (Notizie - MSN Italia)

Una “mappa della solidità” delle imprese indica che circa il 45% di esse è strutturalmente a rischio: esposte a una crisi esogena, subirebbero conseguenze tali da metterne a repentaglio l’operatività. All’opposto, solo l’11% risulta solido, ma spiega quasi la metà dell’occupazione e oltre due terzi del valore aggiunto complessivi (BlogSicilia.it)

Il crollo riguarda tutte le classi di età, statisticamente in maniera maggiore gli uomini (-533 mila) e minore le donne (-412 mila). Un dato drammatico che rende del tutto insignificante il fatto che l'occupazione nei primi due mesi del 2021 sia rimasta sostanzialmente stabile. (Il Manifesto)

(LaPresse) – I viaggi dei residenti in Italia nel 2020 toccano il loro minimo storico: sono 37 milioni e 527 mila (231 milioni e 197 mila pernottamenti), con una drastica flessione rispetto al 2019 che riguarda le vacanze (-44,8%) e ancora di più i viaggi di lavoro (-67,9%) (LaPresse)

Nel comparto industriale risaltano le difficoltà della filiera della moda: abbigliamento (oltre 50%), pelli (44%), tessile (35%).Il report rileva inoltre che chi opera sui"Forme di internazionalizzazione avanzate (esportazione su scala globale, appartenenza a gruppi multinazionali) si associano a minori rischi di chiusura, problemi di liquidità, di domanda o di approvvigionamento. (Borsa Italiana)

Gli alimentari e il farmaceutico sono stati gli unici settori a registrare incrementi di valore aggiunto (+2 e +3,5% rispettivamente). L’Italia ha tuttavia mantenuto e/o aumentato quote di mercato in alcuni Paesi dell’Ue, in Cina e Svizzera, mentre ne ha perse negli Stati Uniti e nel Regno Unito. (Servizio Informazione Religiosa)