Zuckerberg annuncia la fine del fact-checking indipendente

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ECONOMIA

Le recenti dichiarazioni di Mark Zuckerberg, fondatore e CEO di Meta, hanno scatenato un terremoto mediatico. Durante un annuncio via social, Zuckerberg ha affermato che una parte significativa dell'establishment si è confusa su numerosi elementi fattuali, chiedendo la censura di molte notizie che, a posteriori, si sono rivelate quantomeno dibattibili, se non addirittura vere. Con queste parole, Zuckerberg ha annunciato la chiusura del programma di fact-checking da parte di soggetti indipendenti, delegando agli utenti stessi il controllo dei contenuti.

Secondo Zuckerberg, Meta tornerà alle sue radici, concentrandosi sulla riduzione degli errori, sulla semplificazione delle politiche e sul ripristino della libertà di espressione. Tuttavia, questa mossa ha sollevato numerosi interrogativi e preoccupazioni. Giusella Finocchiaro, avvocato e giurista all'Università di Bologna, ha espresso dubbi riguardo all'efficacia di questa nuova strategia, sottolineando come l'algoritmo possa favorire la disinformazione.

La decisione di Zuckerberg non è solo una questione tecnica, ma rivela anche un piano politico ed economico. Da un lato, si intravede l'influenza delle logiche dell'iperliberismo, che mirano a governare l'informazione mondiale senza intermediari a tutela dei lettori. Dall'altro, emerge un chiaro spostamento verso la destra di Trump, che potrebbe aver influenzato la scelta di abbandonare la moderazione tradizionale su Meta.

In questo contesto, diventa fondamentale allenare i più giovani a riconoscere una notizia vera da una finta. Le piattaforme social, come affermato da Zuckerberg, delegheranno agli utenti l'attività di fact-checking, rendendo cruciale l'educazione dei bambini e degli adolescenti alla verifica delle informazioni.