Trump toglie i dazi su smartphone e pc, ma il nodo Cina-Apple resta





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La decisione di Donald Trump di esentare smartphone, pc e componenti elettronici dai dazi imposti alla Cina – annunciata il 13 aprile dalla US Customs and Border Protection – ha evitato alla Silicon Valley un contraccolpo immediato, ma non risolve la dipendenza strategica dell’Occidente da Pechino. Un paradosso che l’iPhone, simbolo del capitalismo globale, incarna perfettamente: se da un lato è il frutto di una supply chain che attraversa tre continenti, dall’altro la sua produzione resta legata a doppio filo alla politica industriale cinese.
Come sottolinea l’analista Alessandro Aresu, dietro il “miracolo” tecnologico si nasconde un equilibrio fragile, dove economia e sicurezza nazionale si intrecciano. Il grafico del Wall Street Journal sui costi dell’iPhone, aggiornati con i nuovi dazi, dimostra che ogni aumento delle tariffe si ripercuote lungo una catena di fornitura che Pechino controlla in modo quasi monopolistico. Trump, che pure ha minacciato di colpire i semiconduttori («Vi risponderò lunedì», ha detto evitando di precisare), ha preferito non sfidare Beijing su un terreno dove gli Stati Uniti sono chiaramente in svantaggio.