Georgescu escluso dalle presidenziali in Romania: la Corte costituzionale chiude il caso





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La Corte costituzionale della Romania ha messo la parola fine alla controversia elettorale che da mesi tiene in tensione il Paese, respingendo all’unanimità il ricorso presentato da Calin Georgescu contro l’esclusione dalla corsa alle presidenziali. La decisione, arrivata due giorni dopo il bando imposto dall’Ufficio elettorale centrale, conferma l’impossibilità per il candidato nazionalista di partecipare al voto di maggio, indetto a seguito dell’annullamento del primo turno dello scorso novembre.
Georgescu, figura divisiva e sostenuta da ambienti conservatori e filorussi, aveva sorpreso molti raggiungendo il primo posto nel turno iniziale, con un consenso stimato intorno al 40%. Tuttavia, le accuse di interferenze esterne, in particolare da parte della Russia, hanno portato alla cancellazione dei risultati e alla riapertura della competizione elettorale. La Corte costituzionale, chiamata a pronunciarsi sul ricorso del candidato, ha ribadito la legittimità dell’esclusione, chiudendo ogni possibilità di ripensamento.
La vicenda, che ha attirato l’attenzione internazionale, non è priva di implicazioni geopolitiche. Georgescu, infatti, è visto con favore dal Cremlino, mentre l’Unione Europea ha espresso più volte preoccupazione per il suo possibile avvicinamento a Mosca. La sentenza della Corte, dunque, non solo segna una svolta nel panorama politico romeno, ma rappresenta anche un punto di frizione nelle relazioni tra Est e Ovest.
L’annullamento del primo turno e l’esclusione di Georgescu hanno alimentato un clima di incertezza, con partiti e cittadini divisi tra chi sostiene la necessità di garantire elezioni libere da influenze esterne e chi, invece, accusa le istituzioni di aver manipolato il processo democratico. La decisione della Corte costituzionale, però, non lascia spazio a ulteriori appelli, confermando che il candidato non potrà ricandidarsi.
La situazione, già complessa, si inserisce in un contesto più ampio di tensioni interne e internazionali, con la Romania chiamata a bilanciare le pressioni dell’UE e le aspirazioni di una parte dell’elettorato che guarda con interesse ai legami con la Russia. La sentenza, pur chiudendo un capitolo, lascia aperte domande sul futuro del Paese e sul ruolo che potranno avere le forze politiche filorusse in un panorama sempre più polarizzato