Esplosione a Roma, milioni di danni e l'incognita dei rimborsi

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Redazione Interno Redazione Interno   -   L’assenza delle vetrate, che lascia intravedere il cielo attraverso scheletri di finestre, mette i brividi mentre si percorrono le scale della palazzina G al Casilino 23. È l’edificio più vicino al cratere lasciato dall’esplosione dell’impianto Gpl venerdì mattina in via dei Gordiani, un paesaggio che ricorda quello post-apocalittico di un film. Valerio e Annalisa Forte, residenti al quarto piano del condominio Le Muse — tra i più colpiti dall’onda d’urto — non nascondono la preoccupazione: «Speriamo aggiustino i vetri al più presto, senza protezioni è pericoloso per i nostri bambini».

L’indagine, avviata per disastro colposo, punta il dito contro un sistema antincendio che avrebbe fallito nel momento cruciale. Claudio Ercoli, 67 anni, dipendente della stazione di servizio Eni, è tra i feriti più gravi. I carabinieri lo hanno trovato mentre cercava di salvare la propria auto dalle fiamme, prima di essere trasportato d’urgenza al Sant’Eugenio, dove è ricoverato nel reparto Grandi ustionati.

Tra i soccorritori, spicca la figura di Francesco D’Onofrio, 29 anni, capo pattuglia del commissariato Porta Maggiore e campione di karate, che non esita a dichiarare: «Lo rifarei». Bendato per le ustioni riportate, ricorda con lucidità i momenti in cui, insieme al collega Marco Neri del Nucleo volanti, ha estratto i feriti dalla zona dell’esplosione prima di rimanere circondato dalle fiamme.