L’Europa non si fida degli Usa: “Pronti a colpire la Silicon Valley”

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VARSAVIA – «Fare “whatever it takes” per proteggere i cittadini e le aziende europee». Sono bastate le parole del ministro polacco dell’Economia, Andrzej Domnski (presidente di turno dell’Ue), al termine della riunione dell’Eurogruppo per capire quali siano le intenzioni europee nel braccio di ferro con Donald Trump sui dazi. Ossia ogni cosa. La frase più famosa scandita nel 2012 da Mario Draghi ha una eco anche nell’impegno della presidente della Bce, Christine Lagarde: «Siamo sempre pronti a utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione come abbiamo fatto in passato per garantire la stabilità dei prezzi e finanziaria, perché l’una non può prescindere dall’altra». (la Repubblica)
La notizia riportata su altre testate
A riportarlo è Bloomberg, citando alcune fonti, secondo la quale i funzionari americani hanno reso noto che la maggior parte dei dazi sull’Ue non saranno rimossi immediatamente. Non hanno prodotto risultati i primi colloqui sui dazi intercorsi martedì 15 aprile fra il Commissario dell’Unione Europea per il Commercio, Maros Sefčovič, e l’amministrazione americana. (panorama.it)
Ci sono tre mesi di tempo per trovare un accordo ed evitare altri momenti di panico come quelli vissuti negli ultimi giorni sulle due sponde dell’Atlantico. Forte del passo falso di Washington, ora Ursula von der Leyen affila le unghie e mette in guardia Donald Trump: in caso di negoziati “non soddisfacenti”, l’Ue è pronta a colpire le big tech statunitensi che fanno affari in Europa (Eunews)
È ancora stallo tra Bruxelles e Washington, che hanno avuto un dialogo ieri su questioni spinose come la sovraccapacità nei settori dell'acciaio e dell'alluminio e la resilienza delle catene di approvvigionamento, semiconduttori e farmaci in primis. (Europa Today)

Una missione a New Delhi in India, poi un’altra a Samarcanda in Uzbekistan, con la testa già alla prossima tappa: Pechino. Da mesi Ursula von der Leyen lavora per espandere i mercati di sbocco dell’Ue. (Milano Finanza)
Non c’era da attendersi che l’esecutivo ungherese prendesse posizione netta contro i dazi del presidente statunitense, magari non solo per “simpatia” nei suoi confronti. Ma andiamo per ordine. (Il Manifesto)
Ma a due giorni dal suo arrivo la sua missione sembra ferma al palo, o quasi. Da commissario Ue al commercio, ha il dossier attualmente più caldo sui tavoli di Bruxelles. (la Repubblica)