Papa Leone XIV si rivela tifoso della Roma: l'episodio durante la visita a Genazzano

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INTERNO

Era nell’aria fin dal giorno dell’elezione, quando qualcuno tra i fedeli più attenti aveva notato un accenno di sorriso alla menzione della squadra giallorossa. Ora, però, non ci sono più dubbi: Leone XIV, il nuovo pontefice, è un sostenitore della Roma. A confermarlo è stato lui stesso, seppur in modo informale, mentre si dirigeva al santuario di Genazzano. Rivolgendosi a un gruppo di tifosi che lo acclamavano, ha lasciato cadere un spontaneo "Forza Roma!", scatenando l’entusiasmo di chi lo ascoltava. Un dettaglio che, sebbene marginale rispetto al suo ruolo spirituale, ha offerto un’immagine più umana e vicina alla gente del successore di Pietro.

Poche ore prima, il Papa aveva reso omaggio alla tomba del suo predecessore, Francesco, in un momento di preghiera silenziosa che ha preceduto l’incontro con il Collegio Cardinalizio. "Voi, cari cardinali, siete i più stretti collaboratori del Papa", ha detto loro, riconoscendo il peso del compito che lo attende. "Questa responsabilità supera le mie forze, come quelle di chiunque", ha aggiunto, sottolineando però la fiducia nel sostegno divino e in quello dei suoi più diretti collaboratori. Un discorso che, al di là delle formule istituzionali, ha rivelato la consapevolezza delle sfide che lo attendono.

Tra i primi a esprimere pubblicamente sostegno al nuovo pontefice è stato il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, che in un’intervista al Corriere ha parlato di "persona buona e capace", destinata a guidare la Chiesa "con saggezza e fermezza" in un’epoca di incertezze. Le sue parole, rilasciate in un contesto generalmente caratterizzato da riserbo, hanno fatto eccezione, così come la lettera pubblicata dal Giornale di Vicenza, nella quale si sottolineava il ruolo di riferimento morale che Leone XIV potrebbe assumere in un mondo "in preda al disorientamento".

Intanto, emergono alcuni retroscena sul Conclave che lo ha eletto. Fonti vicine alla Santa Sede riferiscono che, al primo scrutinio, sia Parolin che il cardinale Prevost avevano superato i 44 voti, senza però raggiungere la maggioranza necessaria. Solo in seguito, attraverso un accordo trasversale, si sarebbe arrivati all’elezione di Leone XIV, il cui nome era già circolato tra i papabili ma senza essere considerato favorito. Un processo che, come sempre, ha seguito dinamiche complesse, lontane dalle speculazioni mediatiche e dal "totopapa" che aveva persino coinvolto personaggi estranei alla Chiesa, come Donald Trump, in una bizzarra provocazione.