Serie A, l'Italia ha il regime fiscale più favorevole d'Europa per i calciatori

AreaNapoli.it INTERNO

Era già chiaro ai più, ma sono stati svelati nel dettaglio, con uno studio, i motivi che hanno spinto alcuni calciatori a scegliere l'Italia e la Serie A.

I regimi di esenzione fiscale applicati da alcuni Paesi Ue “consentono ai calciatori (e indirettamente ai club) di godere di una parte del loro stipendio esente da tasse” e quindi “di ottimizzare la base imponibile del reddito dei calciatori”, scrivono gli autori. (AreaNapoli.it)

Se ne è parlato anche su altre testate

e nostre norme garantiscono agli stranieri un'esenzione pari al 50% sulla base imponibile. L'Italia è uno dei Paesi europei che incentiva di più l'arrivo dall’estero dei grandi calciatori professionisti attratti da un regime fiscale che garantisce loro un'esenzione pari al 50 per cento sulla base imponibile. (Sport Mediaset)

I regimi di esenzione fiscale applicati da alcuni Paesi Ue “consentono ai calciatori (e indirettamente ai club) di godere di una parte del loro stipendio esente da tasse” e quindi “di ottimizzare la base imponibile del reddito dei calciatori”, scrivono gli autori dello studio. (Udinese Blog)

Stando allo studio “Taxing professional football in UE”, realizzato dal Parlamento Europeo, è emerso che l'Italia è il miglior paese europeo per i calciatori dal punto di vista fiscale. Le norme maggiormente attrattive, secondo il Parlamento Europeo, sono quelle relative al regime per i residenti non domiciliati e quelle che agevolano il trasferimento della residenza nel nostro paese, con un ruolo di primaria importanza assunto dal Decreto Dignità (Calcio In Pillole)

L'Italia è l'unico Paese dell'Unione europea in cui, negli ultimi 30 anni, il salario medio dei lavoratori è diminuito anziché aumentare. Chi ci ha superato. In Italia, infatti, nel 2020 il salario medio è di 37,8 mila dollari (circa 32,7 mila euro). (EuropaToday)

Il barometro ha preso in considerazione il numero di decessi legati al coronavirus ogni 100 mila abitanti dall'inizio della pandemia fino al 1° giugno 2021 (QuiFinanza)