Daniela Santanchè, il parere del pg di Cassazione: «Resti a Milano il processo per la truffa all'Inps». Attesa la decisione

Articolo Precedente

precedente
Articolo Successivo

successivo
Corriere Milano INTERNO

La Procura generale della Cassazione ritiene che sia Milano la giusta sede giudiziaria competente a valutare la richiesta della Procura di Milano di processare la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, per truffa aggravata ai danni dell’Inps nell’indebita percezione di 126.468 euro erogati in 20.117 ore di cassa integrazione Covid nel 2020-2022 a 13 dipendenti delle sue società Visibilia Editore spa e Visibilia Concessionaria srl. (Corriere Milano)

La notizia riportata su altri media

Leggi tutta la notizia (Virgilio)

La giudice Tiziana Gueli aveva stabilito lo scorso 23 ottobre di sottoporre il nodo giuridico della competenza territoriale alla Suprema Corte. (TGR Lombardia)

Il procedimento relativo alla presunta truffa ai danni dell’INPS, uno dei filoni del caso Visibilia, “deve rimanere a Milano”. È questa la richiesta avanzata dal procuratore generale della Cassazione in merito all’indagine che vede coinvolta Daniela Santanché insieme ad altre persone. (LA NOTIZIA)

Il processo sull’accusa di truffa aggravata all’Inps nella gestione della Cassa integrazione Covid, che vede imputati la ministra del Turismo Daniela Santanchè insieme al suo compagno Dimitri Kunz e a Paolo Concordia, deve rimanere a Milano (Il Fatto Quotidiano)

Sono ore importanti per la ministra del Turismo Daniela Santanchè , da 12 giorni sotto pressione da parte dell’opposizione, isolata dal suo partito e fonte di imbarazzo per la premier Giorgia Meloni dopo il rinvio a giudizio (con altri 15 coimputati) per l’ipotesi di falso nelle comunicazioni societarie tra il 2016 e il 2022 nella gestione della Visibilia Editore che presiedeva (il processo inizierà a Milano il 20 marzo ). (Il Sole 24 ORE)

La vicenda ruota intorno ai dipendenti di Visibilia messi in cassa integrazione a zero ore in tempi di emergenza Covid e pagati dallo Stato con gli aiuti pubblici varati dal governo Conte 2, ma che – secondo gli inquirenti – continuavano a lavorare (Il Fatto Quotidiano)