Uccide moglie e figlia, dietro la furia omicida di Maja «un progetto fallito». La nuova pista degli inquirenti

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La nota catena che gli aveva commissionato il lavoro ha dovuto rimandare l'inaugurazione del locale, non avendo gradito l'opera finale.

Ne aveva due: uno che si occupava dell'attività da imprenditore e un altro che gestiva gli affari di famiglia.

Le preoccupazioni per i debiti dietro la follia omicida.

Gli inquirenti che stanno indagando sulla strage di Samarate, studiano gli elementi che possono associare il gesto Alessandro Maja, che ha ucciso moglie e figlia e ferito gravemente il primogenito Nicolò, alla pista delle difficoltà economiche. (leggo.it)

Ne parlano anche altre testate

La società era stata creata per gestire un quadrilocale di proprietà della coppia nella zona dei Navigli, affittato a un bar, che garantiva una rendita di circa 20-25mila euro all’anno. Proprio la moglie, Stefania Pivetta, deteneva la maggioranza delle quote, avendo versato al momento della costituzione ottomila euro su un capitale sociale di diecimila (IL GIORNO)

La famiglia Maja era all’apparenza perfetta. Cellulari al vaglio. Si cercano messaggi che possano avere rilevanza investigativa per ricostruire la genesi della mattanza. (malpensa24.it)

Il tema è quello di un recente progetto di ristrutturazione di un locale di una nota catena. Se vuoi restare aggiornato sulle notizie di Milano e della Lombardia iscriviti gratis alla newsletter di Corriere Milano (Corriere Milano)

Le indagini ora stanno riguardando i movimenti dei conti correnti del geometra 57enne, alla ricerca di quell'evento che ha fatto crollare le sicurezze economiche di Maja. Gli inquirenti hanno ascoltato i due commercialisti di Maja e stanno esaminando i movimenti dei suoi conti correnti. (Fanpage.it)

Un investimento andato male potrebbe essere alla base del folle gesto. Secondo quanto riportato sempre dal Corriere, Maja è “imbottito di farmaci e gravato da assopimenti, confusione, smarrimento” (361 Magazine)

Sotto la lente, scavando nella memoria dei dispositivi, chiamate ricevute ed effettuate nei giorni e nelle settimane precedenti alla strage, documenti, file e scambi di messaggi. Per fare chiarezza su un massacro senza un movente ben definito la Procura di Busto Arsizio ha disposto una consulenza su tutti i telefoni cellulari della famiglia, e in particolare sullo smartphone di Alessandro Maja. (IL GIORNO)