Con “Gente comune” siamo tornati nello specchio di Black Mirror, ed è sempre più nero · LaC News24
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Qualche anno fa sembrava che la carica atomica di Black Mirror, la serie antologica di Charlie Brooker, si fosse esaurita, concedendo troppo al vezzo d’autore, e mancando l’obiettivo delle idee che doveva essere il suo Nord. All’epoca, siamo nel 2011, il debutto dei primi episodi fu folgorante. La distopia con cui l’autore dipingeva il futuro aveva così pregnante il sapore del presente, da risultare addirittura profetica. (LaC News24)
Ne parlano anche altri media
La settima stagione di Black Mirror, disponibile su Netflix, non ha deluso le aspettative. Con questo termine, che letteralmente significa “uova di Pasqua”, si indicano piccoli riferimenti nascosti, citazioni, omaggi o dettagli curiosi inseriti volutamente dagli autori all’interno di un’opera. (Libero Tecnologia)
Una precisa scelta degli autori, oppure una svista di Netflix? Ecco il nuovo fenomeno che sta facendo uscire di testa i fan (bestmovie.it)
Perché no, non smetterò mai di ripeterlo: Black Mirror non è una serie sulla tecnologia. (IGN Italia)
Il percorso artistico di Black Mirror, secondo il giudizio dei giornalisti e degli spettatori più spietati, può essere rappresentato nel tempo come una retta che punta verso il basso sul piano cartesiano delle produzioni culturali. (Rivista Studio)
Le sei nuove puntate, che ampliano l'antologia dedicata al complicato rapporto dell'uomo con la tecnologia, affrontano temi come l'auto-consapevolezza dell'intelligenza artificiale, i modelli di tariffazione degli abbonamenti, gli amori perduti, i rancori del liceo e la privatizzazione dell'assistenza sanitaria. (Wired)
A detta dello sceneggiatore e ideatore Charlie Brooker, il terzo episodio della settima stagione di Black Mirror intitolato Hotel Reverie è collegato in modo sottile con il quarto della terza stagione, intitolato San Junipero. (ComingSoon.it)
