Di Maio asfalta i totem 5S: "Uno non vale uno, no a odio e populismi"

ilGiornale.it INTERNO

"No all'odio e al populismo". Nel nuovo percorso politico intrapreso da Di Maio " non ci sarà spazio per l'odio, populismo, sovranismo ed estremismi ".

Il rapporto con Draghi. Diciamolo senza girarci attorno: appariva impossibile ipotizzare il sostegno del Movimento 5 Stelle a Mario Draghi, da sempre etichettato come " l'amico delle banche " che doveva stare lontano dalle decisioni sugli italiani

Con la scissione definitiva del Movimento 5 Stelle capitola una stagione politica caratterizzata dall'improvvisazione totale alla politica, senza un'idea ben precisa di futuro ma spinta dai molteplici "no" e dalle campagne di fango contro gli avversari. (ilGiornale.it)

Ne parlano anche altri giornali

Lontani da ogni interesse verso "Insieme per il futuro" anche coloro che dal Movimento 5 Stelle sono andati via da tempo, come il deputato Michele Sodano e l'ex candidato sindaco Matteo Mangiacavallo Sarebbe bello discutere delle reali motivazioni anziché di questo stucchevole discorso sull’ 'atlantismo' che lascia il tempo che trova. (AgrigentoNotizie)

Una pungente satira che sì, certo, colpisce il ministro degli Esteri Nel frattempo, nell'attesa, ecco che su Giggino piove la pungente satira di Osho, il tutto in prima pagina su Il Tempo. (Liberoquotidiano.it)

Alla Camera il gruppo di Insieme per il futuro è già realtà, annunciato ieri mattina dal presidente Roberto Fico. Il garante era atteso a Roma oggi, per provare a riportare la pace tra le due fazioni in lotta da settimane. (ilmattino.it)

L’elenco Circola, nelle chat degli eletti grillini, un elenco di una cinquantina di nomi, tra deputati e senatori. E significa anche sostenere il presidente del Movimento, Giuseppe Conte, perché è stato eletto con grande suffragio dalla nostra base. (Corriere del Mezzogiorno)

Stesso discorso al Senato, dove da 72 i rappresentati dei 5 Stelle scendono a 61, gli stessi del Carroccio, dopo l’addio di undici senatori di fede ‘dimaiana’. Ci sono, come ovvio, tanti parlamentari, una quarantina, al secondo mandato, tutti esponenti del Movimento 5 Stelle che per la ‘linea dura’ di Beppe Grillo non sarebbero stati ricandidati tra un anno. (Il Riformista)

Viene quindi pesantamente intaccata la maggioranza relativa ottenuta dai grillini alle urne del 2018 (e già calata drasticamente durante la legislatura). Sembra strano a dirsi ma, pallottoliere alla mano, chi ne guadagna di più dalla scissione del Movimento 5 stelle è il leader leghista. (ilmessaggero.it)