Trattativa Stato-mafia, i giudici: dialogo per "spaccare" Cosa nostra

Giornale di Sicilia INTERNO

Anche la mancata perquisizione del covo di Riina può essere ricondotta a questa strategia.

I giudici di appello non la pensano come quelli di primo grado che avevano seguito la linea dell’accusa.

Quanto alla trattativa, la linea di Mori e degli altri sarebbe stata quella di mandare segnali.

Serviva a lanciare un «segnale di buona volontà e di disponibilità a proseguire sulla via del dialogo»

E l’unica finalità dei carabinieri era quella di fermare le stragi «insinuandosi in una spaccatura» all’interno di Cosa nostra. (Giornale di Sicilia)

Se ne è parlato anche su altri media

La 'trattativa' non fu causa della morte di Borsellino. La strage di Via D’Amelio era decisa e la sua esecuzione non fu accelerata dalla cosiddetta trattativa. Lo scrive la corte d’assise d’appello nella sentenza sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia sostenendo che i carabinieri avrebbero voluto "favorire la latitanza di Provenzano in modo soft». (Gazzetta del Sud - Edizione Sicilia)

"Esclusa qualsiasi ipotesi di collusione con i mafiosi, se Mori e Subranni potevano avere interesse a preservare la libertà di Provenzano, ciò ben poteva essere motivato dal convincimento che la leadership di Provenzano, meglio di qualsiasi ipotetico e improbabile patto, avrebbe di fatto garantito contro il rischio del prevalere di pulsioni stragiste o di un ritorno alla linea dura di contrapposizione violenta allo Stato". (RagusaNews)

Nel 1992 i carabinieri trattarono con la mafia, ma lo fecero solo per fermare le stragi. In primo grado gli imputati erano stati condannati dal magistrato Alfredo Montalto in una sentenza che i giudici in appello hanno definito «incongruente». (Open)

Faceva parte di una strategia per fermare le stragi. – prosegue la corte – Né Mori e i suoi potevano essere certi dell’esistenza all’interno dell’abitazione di tracce utili alle indagini o addirittura di documento compromettenti. (Livesicilia.it)