Sigilli agli uffici di assistenti di Forza Italia e Renew al Parlamento europeo

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Le autorità belghe hanno apposto i sigilli sugli uffici del Parlamento europeo legati a due assistenti parlamentari, rispettivamente membri degli staff di Forza Italia (Ppe) e dei liberali di Democratic Bulgaria (Renew), nell’ambito di un’indagine sulla presunta corruzione legata al colosso cinese Huawei. Le perquisizioni, ancora in corso, fanno parte di una maxi-operazione scattata all’alba di giovedì 13 marzo, che ha visto coinvolti un centinaio di agenti della polizia giudiziaria belga. Le indagini si concentrano su sospetti casi di corruzione da parte di lobbisti di Huawei, accusati di aver cercato di influenzare una quindicina di eurodeputati per favorire gli interessi del 5G cinese.
L’operazione, che ha interessato diverse località del Belgio, tra cui Bruxelles, la Vallonia e le Fiandre, ha portato al fermo di diversi lobbisti legati all’azienda di telecomunicazioni. Tra i nomi emersi, spicca quello di un ex assistente del Parlamento europeo, arrestato per il suo presunto coinvolgimento nel caso. Questo assistente, che ha lavorato per l’eurodeputato della Lega Enzo Rivellini e per l’assessore regionale di Italia Viva Nicola Caputo, condivide con i due politici campani non solo l’origine geografica, ma anche un passato nel consiglio regionale, considerato da molti una palestra per la raccolta di preferenze personali.
Huawei, dal canto suo, ha dichiarato di prendere “molto seriamente” le accuse e di voler comunicare “urgentemente” con i responsabili delle indagini per chiarire la situazione. L’azienda ha ribadito di avere una politica di “tolleranza zero” nei confronti della corruzione e di impegnarsi a rispettare tutte le leggi e i regolamenti applicabili. Nonostante queste dichiarazioni, l’inchiesta procede senza sosta, con le autorità belghe che continuano a raccogliere prove e a interrogare i soggetti coinvolti.