La Cina risponde ai dazi di Trump con i meme

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Un video mostra un giovane americano in t-shirt che cuce vestiti in fabbrica con aria triste, mentre risuona musica tradizionale cinese. Alla fine, appare la scritta “Make America Great Again”. Il filmato, generato da intelligenza artificiale, è diventato virale su TikTok e X, con milioni di visualizzazioni. Non è un caso isolato. Da settimane, gli utenti cinesi rispondono ai dazi imposti dagli Stati Uniti alla Cina (e non solo) con una pioggia di meme che ridicolizzano le politiche economiche di Donald Trump (Techprincess)
Ne parlano anche altri giornali
Dopo i dazi di Trump, si sono moltiplicati sulla piattaforma i video di commercianti cinesi che invitano gli americani a scoprire cosa e come si produce in Cina. Un fenomeno interessante, che ha anche a che fare con il made in Italy. (Rivista Studio)
Pechino lo ha capito da subito, tanto che dopo i primi annunci di Trump sui dazi, dal web cinese erano partiti video realizzati con l’intelligenza artificiale in cui si vedevano americani obesi che cucivano magliette o altri operai statunitensi (con tanto di Coca-Cola e hamburger) costretti a lavorare nelle catene di montaggio per le aziende Usa. (Il Messaggero)
Se non, addirittura, a sponsorizzare in modo aggressivo l’acquisto di prodotti in Cina - dove vengono realizzati - anziché in Europa o in America, dove vengono invece rivenduti a prezzi maggiorati con i marchi più famosi. (Mowmag.com)

Le aziende asiatiche raggirano i dazi di Trump promuovendo la vendita diretta di esclusive borse di lusso, a prezzi stracciati su Tik Tok. La confessione di un produttore: “Più del 90% del prezzo è per il logo” (Sky TG24)
Alcuni modelli, poi, raggiungono cifre spettacolari a cinque zeri. Andare direttamente alla fonte sarebbe un vero affare, visto che a comprarla in un negozio del brand francese bisogna spendere almeno dieci volte di più. (Corriere della Sera)
Nella guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, i social media sono un fronte di scontro che giorno dopo giorno si infuoca sempre di più. Una sorta di terreno franco, nella rete globale del web, su cui all’apparenza non sembrano avere peso le tariffe – queste sì «reciproche» – imposte da Washington a Pechino e viceversa. (Open)