The Brutalist, recensione: Brady Corbet entra nell'Olimpo dei grandi

The Brutalist, recensione: Brady Corbet entra nell'Olimpo dei grandi
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Con The Brutalist il regista Brady Corbet entra tra i grandi del cinema: a metà tra Visconti e Paul Thomas Anderson, l'epopea dell'architetto László Tóth è un film imponente e ambizioso, che racconta il Novecento. Adrien Brody da Oscar. Nei momenti di grande crisi e cambiamento gli artisti e gli architetti fanno qualcosa di molto simile: danno un volto nuovo al presente, immaginando il futuro. Forse nessun artista è più vicino all'architettura di un regista: il cinema crea mondi e più sono rappresentati nel dettaglio, con regole interne forti e coerenti, più ci invogliano ad abitarli. (Movieplayer)

Su altri giornali

La vita di László Tóth (un Adrien Brody che prenota la Coppa Volpi) è una catena di costrizioni che non si rompe con la fuga dal lager per arrivare alla terra promessa, l'America della fine degli anni Quaranta dove non ancora tutto è possibile. (Corriere della Sera)

Dietro la macchina da presa c’è Brady Corbet, attore di talento – lo ricordiamo ad esempio in “Mysterious Skin” di Gregg Araki e in “Funny Games” di Michael Haneke – che nel 2015 passò alla regia con “L’infanzia di un capo”, dimostrando già abilità e ambizione e ottenendo proprio a Venezia il Premio De Laurentiis per la miglior opera prima e la miglior regia nella sezione Orizzonti. (Il Sole 24 ORE)

CARRARA – Carrara va a Venezia e ci va sulle ali del suo bianco marmo apuano. Non solo Brad Pitt e George Clooney o Tim Burton e Monica Bellucci o ancora Peter Weir ed Ethan Hawke: c’è un film al Festival cinematografico di Venezia che ha già conquistato parte della critica. (La Voce Apuana)

"The Brutalist": memoria e architettura si incontrano nel film con Adrien Brody

Brody interpreta László Tóth, un architetto ebreo ungherese sopravvissuto all’Olocausto, che fugge dall’Ungheria, e approda nel dopoguerra in un’America sospettosa, diffidente, razzista, che lo respinge e lo accoglie allo stesso tempo. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Magari il mio prossimo film sarà di quarantacinque minuti, chissà». «È ridicolo - ha detto il regista Brady Corbe - parlare della durata di un film, sarebbe come criticare un romanzo perché ha settecento o più pagine. (ilgazzettino.it)

Proprio come aveva annunciato il Direttore Artistico Alberto Barbera, in questa 81esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica - La Biennale di Venezia, di cui Radio Italia solomusicaitaliana è radio ufficiale, sono presenti diversi film con un minutaggio superiore alla media: "The Brutalist" di Brady Corbet, è uno di questi. (Radio Italia)