La Nato risorge a Kiev, tra tregue minacciate e nuovi equilibri



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Mentre il cessate il fuoco in Ucraina rimane un obiettivo ancora lontano, l’intesa tra Europa e Stati Uniti per spingere verso una tregua temporanea segna una svolta che va oltre la semplice dichiarazione d’intenti. Quella che emerge è una rinnovata unità d’azione, quasi una rinascita della Nato, capace di superare le divergenze degli ultimi mesi e di presentarsi con una posizione comune. L’ipotesi sul tavolo – una pausa dei combattimenti di almeno trenta giorni, già accolta da Kiev – suona come un ultimatum a Mosca, accompagnato dalla minaccia di sanzioni ancora più severe in caso di violazioni.
«Valuteremo la proposta», ha dichiarato Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, in un’intervista alla CNN, lasciando trapelare una cautela che non nasconde lo scetticismo di fronte a quello che viene percepito come un tentativo di pressione. «Cercare di imporci condizioni – ha aggiunto – è inutile». Una risposta che conferma la distanza tra le parti, nonostante gli sforzi diplomatici.
A spingere per la tregua è stata soprattutto l’Europa, con Emmanuel Macron in prima linea. Il presidente francese, insieme ai leader di Germania, Polonia e Regno Unito, ha portato avanti l’iniziativa durante un vertice a Kiev, definendola il risultato di una «coalizione dei volenterosi». Se la Russia dovesse rifiutare o ignorare la sospensione delle ostilità, Parigi e gli alleati promettono misure punitive più dure, senza però specificarne i dettagli.
Intanto, tra un incontro ufficiale e l’altro, i leader hanno trovato il tempo per una passeggiata nella capitale ucraina, visitando memoriali e rendendo omaggio ai caduti. Un gesto simbolico, che non cancella le difficoltà del negoziato ma sottolinea la volontà di mantenere alta l’attenzione su un conflitto che, nonostante i tentativi di mediazione, continua a mietere vittime.