Le donne afghane cantano, e cantano Bella Ciao

Le donne afghane cantano, e cantano Bella Ciao
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L'HuffPost ESTERI

E con l'Afghanistan ha fatto l'en plein. La nostra canzone Bella Ciao è diventata indiscutibilmente l'inno per la libertà più celebre del mondo, dopo che perfino le ragazze afghane lo hanno adottato per protestare contro l'ultimo decreto dei talebani. Due settimane fa il loro capo Hibatullah Akhundzada ha promulgato 35 articoli che vietano alle donne di avventurarsi fuori casa da sole: perfino sui bus devono essere accompagnate da un tutore. (L'HuffPost)

Se ne è parlato anche su altre testate

La protesta delle donne afghane che sui social media stanno condividendo video in cui cantano "Bella ciao" per alzare la voce contro l'ultima legge dei talebani che vieta loro di parlare e leggere in pubblico. (Fanpage.it)

Gulalay aveva 14 anni quando è entrato in vigore il divieto di frequentare la scuola secondaria. “Pochi anni dopo il matrimonio, mi sono ammalata e mio marito è emigrato, lasciandomi sola. (UNICEF Italia)

Leggi tutta la notizia (Virgilio)

Il canto di libertà della donne afghane contro l’assurda legge dei talebani. La canzone più diffusa è Bella Ciao

"Che ora è?" è il titolo di un celebre film diretto da Ettore Scola, interpretato dai giganti del cinema italiano Marcello Mastroianni e Massimo Troisi. Questo titolo, evocato durante i giorni del Festival del Cinema di Venezia, diventa oggi il simbolo di una riflessione urgente: è giunta l'ora di porre fine alle terribili condizioni imposte alle donne in Afghanistan (Tp24)

Dopo aver vietato di mostrare il volto, ora i talebani vogliono toglier loro anche la voce. L’accanimento del governo di Kabul contro le donne continua e passo dopo passo sta rendendo sempre più difficile la loro esistenza privata e pubblica. (la Repubblica)

La novità maggiore della legge, che riporta ai tempi in cui la musica nel Paese era vietata proprio per volere dei Taliban, rigurda proprio la voce della donna che è considerata intima e quindi non deve essere sentita: né canto, né recitazione o lettura ad alta voce in pubblico. (Il Fatto Quotidiano)