L’Iran con la liberazione di Cecilia Sala ha dato una lezione all’Italia e all’Occidente
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Cecilia Sala è stata liberata. Era nelle carceri iraniane fin dal 19 dicembre del 2024. Come si suol dire, tutto è bene quel che finisce bene. Non possiamo in effetti non essere soddisfatti di questa notizia, che riguarda una nostra connazionale rientrata in patria sana e salva dopo la peripezia carceraria in Iran. Peraltro, l’avevamo previsto in tempi non sospetti. Quando avevamo sottolineato come la giornalista mainstream del Foglio sarebbe stata liberata in tempi piuttosto rapidi e, tornata in Patria sana e salva, avrebbe occupato in maniera totale la scena pubblica nelle settimane, se non nei mesi a venire. (Radio Radio)
La notizia riportata su altri giornali
Si diceva che sono gli israeliani che stanno distruggendo i depositi di armi di Assad, ma un deposito di armi la cui esplosione si avverte a 800 kilometri di distanza non sta né in cielo né in terra. (Il Giornale d'Italia)
La liberazione di Cecilia Sala da una prigione iraniana dove era stata rinchiusa senza alcun apparente fondato motivo - se si esclude il fatto che un ingegnere della stessa nazionalità del sequestrante (forse una spia e con documenti scottanti al seguito) era stato tratto in arresto in Italia tre giorni prima - è stato un fatto straordinario, una nobile vittoria italiana, ma non solo, per alcuni motivi che sarà meglio ricordare. (ROMA on line)
Il sindaco di Massa invece commenta la vicenda con un post davvero imbarazzante che accosta la vicenda di Cecilia a quella dei due maro’ detenuti in India rinfacciando alla giornalista dei vecchi tweet sul tema”. (La Voce Apuana)
Le rose bianche e i tulipani azzurri, che gli amici più stretti hanno regalato a Cecilia Sala il giorno dopo la liberazione a Teheran e il suo ritorno in Italia, splendono ancora nel salotto della sua casa all’ultimo piano del Celio. (Corriere della Sera)
L'ipotesi però più probabile, sin da subito, è quella di una ritorsione dopo l'arresto dell'iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, informatico 38enne bloccato il 16 dicembre all'aeroporto di Malpensa dalla Digos su richiesta degli Stati Uniti che ne vogliono l'estradizione. (la Repubblica)
Tra i molteplici e variegati punti di vista e le differenti ricostruzioni circolate sugli organi di stampa in queste ultime ore, ce n’è una in particolare che ha veramente del grottesco, che lascerebbe allibito qualunque osservatore dotato di un minimo di buonsenso e di razionalità. (Nicola Porro)