La piazza di Serra contro l’Europa: il Pd diviso e il nodo del riarmo





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Michele Serra, noto scrittore e opinionista, ha lanciato un appello che risuona come un chiaro segnale di dissenso verso le politiche europee. La manifestazione del 15 marzo a Roma, promossa dal Partito Democratico e dalla Cgil, non è solo una protesta contro la Commissione Europea, ma un atto di opposizione a tutti i partiti socialisti del continente. «Nessuno di quelli che saranno in piazza ignora che la risposta armigera di von der Leyen cozzi contro i valori fondativi dell’Unione», ha dichiarato Serra su Repubblica, evidenziando come la proposta di riarmo europeo, approvata da 27 stati membri con l’eccezione dell’Ungheria di Orbán, sia percepita come una deviazione dai principi originari dell’Ue.
Il Partito Democratico, intanto, vive una frattura interna che rischia di comprometterne l’unità. Al Parlamento europeo, metà della delegazione ha disatteso le indicazioni della segreteria, costringendo Elly Schlein a ricorrere al sostegno degli indipendenti per superare di un solo voto la pattuglia dei ‘riformisti’. Questo episodio rappresenta la prima crepa significativa nel partito da quando Schlein ne ha assunto la guida. La segretaria, secondo fonti parlamentari, avrebbe espresso forte irritazione nei confronti di Stefano Bonaccini, presidente del Pd, che ha votato a favore della risoluzione sulla difesa europea, includendo un apprezzamento al piano di riarmo di Ursula von der Leyen.
Pina Picierno, eurodeputata del Pd, ha difeso la posizione della Commissione, sottolineando come il progetto di difesa comune rappresenti un passo importante per colmare un vuoto storico. «Il piano di von der Leyen razionalizza la spesa e introduce impegni condivisi, come il debito comune e il coordinamento dei fondi», ha dichiarato Picierno, tra i dieci deputati del Pd che hanno votato a favore di ReArm Europe, mentre undici si sono astenuti.
La situazione riflette una contraddizione profonda: mentre una parte del Pd sostiene la necessità di un’Europa più coesa e militarmente autonoma, l’altra fazione, insieme a una parte significativa della società civile, guarda con scetticismo a un progetto che sembra tradire i valori di pace e cooperazione su cui l’Unione Europea è stata costruita. Il dibattito, che si è trasferito da Roma a Strasburgo, assume i contorni di un arabesco politico, in cui le linee di divisione si intrecciano in modo complesso, lasciando poco spazio a soluzioni semplici.