Dazi sulle auto elettriche cinesi, l'Europa tra due fuochi
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ROMA – Le tariffe europee più elevate per i veicoli elettrici provenienti dalla Cina, sebbene giuste, devono essere accompagnate dal rispetto dei nuovi obiettivi di emissioni di CO2 per le auto, che entreranno in vigore nell'Unione Europea dal 2025. Questo è quanto afferma l'ong ambientalista Transport & Environment, sottolineando che, qualora tale obiettivo dovesse slittare, come richiesto da alcune case automobilistiche europee, l'import dalla Cina potrebbe raggiungere il 27% il prossimo anno. Quest'anno, infatti, le auto elettriche importate in UE dalla Cina, comprese Tesla, BMW e Volvo, raggiungeranno il picco, arrivando a coprire un quarto del mercato elettrico interno.
La crisi dell'auto si aggrava ulteriormente con le minacce di dazi e ritorsioni da parte della Cina e degli Stati Uniti. La Cina ha già fatto sapere che reagirà alle tariffe aggiuntive di Bruxelles sulle importazioni di auto elettriche, mentre negli Stati Uniti, Donald Trump ha promesso, in caso di vittoria nelle presidenziali, un dazio del 10% sulle importazioni di auto e del 60% sui modelli cinesi. L'Europa, quindi, si trova sotto assedio, da Oriente come da Occidente, una minaccia che non può essere sottovalutata.
L'Italia, come al solito, si dimostra lungimirante: il governo di Pechino ha infatti chiesto alle aziende cinesi di non aprire i siti produttivi previsti nel vecchio continente in quei Paesi che hanno appoggiato i dazi aggiuntivi dell'Unione Europea sui veicoli prodotti all'interno del gigante asiatico. Se il governo Meloni si illudeva di poter tenere il piede in due scarpe, la prima gli è stata sottratta dalla Cina, stando a quanto affermato da Reuters.
Nel frattempo, sulla questione automotive, occorre segnalare due notizie rilevanti. Da una parte, la decisione dell'Unione Europea di mettere i dazi sulle auto elettriche cinesi, e dall'altra, il fatto che Audi fermerà il suo stabilimento a Bruxelles, dove si producono i SUV elettrici