Francesco Gaetano Caltagirone si è dimesso dal cda di Generali: “Osteggiato dalla società di assicurazioni”

La Stampa ECONOMIA

In una lettera l'imprenditore attacca il lavoro del consiglio di amministrazione e dice addio.

Francesco Gaetano Caltagirone si è dimesso dal cda di Generali.

Caltagirone è membro del Consiglio di Amministrazione di Assicurazioni Generali dall'aprile 2007 ed è stato nominato vice presidente vicario nell'aprile 2010.

Accusa la società di non avergli permesso di dare il proprio contributo alla gestione della società assicurativa. (La Stampa)

Se ne è parlato anche su altre testate

Il dossier Generali intanto è da tempo all’attenzione della, in particolare sul tema della presentazione di una lista per il rinnovo del consiglio di amministrazione da parte dello stesso cda del Leone. (Nordest Economia)

L’obiettivo dei pattisti dovrebbe essere di superare il 17,2% in mano a Mediobanca (12,8% di propriet, 4,4% in prestito). Le dimissioni di Caltagirone dalla vicepresidenza e dallo stesso consiglio di Generali consentiranno ora all’ingegnere di proseguire gli acquisti di titoli senza dover rivelare ogni sua singola mossa. (GameGurus)

E' questa una delle dirette conseguenze delle sue dimissioni dal board della compagnia assicurativa, che lo svincolano dunque dagli obblighi di comunicazione dei cosiddetti internal dealing. (Borsa Italiana)

In particolare, Delfin detiene una quota del capitale sociale di Generali pari al 6,618%. Questa prima lista avrà il 50% dei nomi in più rispetto a quella definitiva, che servirà per il rinnovo del CdA previsto in primavera e sarà finalizzata il mese prossimo (Il Messaggero)

Sta di fatto che d’ora in avanti Caltagirone non sarà più tenuto a comunicare eventuali, ulteriori acquisti di azioni Generali fino al raggiungimento del 10%. Considerata la mancata condivisione delle scelte strategiche, tanto vale tenersi le mani libere. (Nordest Economia)

L'imprenditore romano, aggiunge il Leone, ha comunicato la propria decisione ieri sera, richiamando un quadro nel quale la sua persona sarebbe 'palesemente osteggiata, impedita dal dare il proprio contributo critico e ad assicurare un controllo adeguato'. (Il Sole 24 ORE)