Crisi climatica, “non fare” costa più che contrastarla
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Contrastare la crisi climatica con investimenti nella decarbonizzazione costa tanto, ma molto meno di quanto costino i suoi effetti sull’ecosistema del Pianeta. Lo dice uno studio realizzato dalla società globale di consulenza Boston Consulting Group (BCG) in collaborazione con il World Economic Forum. Lo studio sarà discusso durante il meeting annuale di Davos, in programma dal 20 al 24 gennaio. I disastri naturali sono sempre più frequenti e sempre più devastanti, come vediamo in questi giorni con il rogo di Los Angeles e poco prima con l’alluvione a Valencia (Vaielettrico.it)
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Imprese, ovvero il 21,4%, potrebbero affrontare questi investimenti senza compromettere la loro stabilità finanziaria, potendo incrementare i loro debiti per un totale di 46 miliardi di euro. (Business Community)
Ben 73mila imprese in Italia sono fortemente esposte al rischio climatico in Italia. Lo rileva una recente indagine di Cerved , realizzata sulla base di dati del 2023 relativi a circa 750mila aziende. Il settore oil&gas è quello che risulta maggiormente esposto al rischio climatico, seguito da produzione di energia, cemento, ferro e acciaio, materiali da costruzione e agricoltura. (Insurance Trade)
Secondo un'analisi di Cerved, in Italia sono 73.000 le imprese maggiormente vulnerabili al rischio climatico, con particolare concentrazione nei settori dell'oil&gas (estrazione, produzione, raffinazione e commercio), della produzione di energia, nel cemento, nel ferro e acciaio, nei materiali da costruzione e nell'agricoltura. (LA STAMPA Finanza)
Si tratta di aziende che già presentano debiti per 207 miliardi di euro e che per decarbonizzarsi e raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette al 2050 dovranno sostenere investimenti aggiuntivi per 226 miliardi di euro. (Forbes Italia)