Concorso presidi in Calabria, 17 ricorrenti chiedono l’annullamento: il nodo delle presunte irregolarità





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Non si placa la bufera intorno al concorso per dirigenti scolastici bandito il 18 dicembre 2023, che ha già registrato una serie di ricorsi in diverse regioni. In Calabria, dove la selezione avrebbe dovuto assegnare 19 posti, sono 17 i candidati che hanno presentato un’istanza al Tar del Lazio chiedendo l’annullamento del bando, denunciando quelle che definiscono "anomalie procedurali". Sebbene il ministero abbia escluso la possibilità di un nuovo concorso nazionale, la vicenda rischia di riaprire un capitolo spinoso, che da anni caratterizza le selezioni per i presidi.
Le contestazioni, che si aggiungono a quelle emerse in altre parti d’Italia, riguarderebbero soprattutto i criteri di valutazione e l’assegnazione dei punteggi, con alcuni aspiranti dirigenti che parlano di disparità di trattamento. Non è la prima volta che i concorsi per presidi finiscono sotto la lente del giudiziario: già nel 2004, un’ondata di ricorsi aveva portato alla sospensione delle prove scritte dopo che il Tar aveva accolto le richieste di candidati inizialmente esclusi. Quella vicenda, che fece scuola, dimostrò come il sistema fosse vulnerabile a interpretazioni difformi e a cavilli procedurali.
Oggi, a vent’anni di distanza, il meccanismo sembra ancora imperfetto, nonostante i tentativi di razionalizzare le procedure. I ricorrenti calabresi, che hanno depositato gli atti nelle scorse settimane, sostengono che alcune fasi del concorso siano state gestite in modo opaco, con discrepanze tra i punteggi attribuiti e i requisiti effettivamente dimostrati. Se il tribunale amministrativo dovesse accogliere le loro ragioni, si aprirebbe uno scenario complesso, con possibili effetti a catena su altre graduatorie.
Intanto, il ministero ribadisce la regolarità delle operazioni, ma l’assenza di un "concorso bis" – ipotesi più volte circolata e poi smentita – non basta a spegnere le polemiche. Quello che emerge è un sistema in cui le controversie sono quasi fisiologiche, con candidati costretti a ricorrere alla giustizia amministrativa per vedersi riconosciuti diritti che ritengono negati. Senza contare che, dietro a ogni ricorso, ci sono carriere bloccate, scuole in attesa di dirigenti e un dibattito pubblico che fatica a trovare risposte definitive.