Come lo smart working influisce sulle scelte abitative

Kongnews ECONOMIA

Intanto il report lo conferma: oltre l’80% di coloro che svolgono smart working, utilizza la dimora abituale, mentre il 10% la seconda casa.

Eccezion fatta per i freelance che hanno sempre lavorato da casa, per i lavoratori dipendenti in smart working (o meglio lavoro da remoto) molto è cambiato.

Ma come potrebbe lo smart working cambiare le esigenze abitative in futuro?

L’impatto diretto dello smart working sui bisogni abitativi è dimostrato dal fatto che quasi 9 smart worker su 10 hanno dichiarato di avere cambiato, o avere in programma di modificare, la propria situazione abitativa

Lo smart working comporta spesso un trasferimento nel comune di origine. (Kongnews)

La notizia riportata su altri giornali

Il colosso di Redmond ha infatti adottato lo smart working da più di dieci anni, con i lavoratori che già prima della pandemia potevano lavorare da casa 5 giorni alla settimana. Vedi anche: Smart working: cosa cambia dopo il via al limite del 50% per i dipendenti pubblici. (InvestireOggi.it)

Coworking: soluzioni per il mondo del lavoro. Per coworking si intende uno stile lavorativo che consiste di solito nella condivisione di un ampio spazio di lavoro, come un ufficio, mantenendo un’attività indipendente (Lifestyleblog)

Smart working: dopo il Covid come sarà in alcune aziende. Lo smart working potrebbe rimanere anche dopo il Covid per alcune aziende, che lo hanno già sperimentato prima dell’emergenza, un elemento utile anche da implementare. (Money.it)

Buona parte degli intervistati lavora da remoto da meno di un anno, ciò dimostra che ci è bastato poco per abituarci a questa nuova forma di lavoro. Il 97% degli italiani si definisce favorevole a continuare a lavorare in modalità “smart” per il resto della propria carriera. (The Millennial)

Questa è una cosa importante, perché permette di sentirsi più autonomi e rendere le persone più produttive. Dopo l’introduzione della flessibilità all’interno dell’azienda nell’ultimo decennio, la responsabile della sede italiana di Microsoft ora spiega: «Il lavoro da remoto è un lavoro flessibile – commenta Candiani con Poletti e Bormetti –, perché si può fare dappertutto, a volte da casa, a volte dal cliente, a volte in ufficio. (Il Giornale delle Partite IVA)

Su cosa succederà dopo ancora non c’è alcuna certezza, ma la volontà da parte del ministero del Lavoro sembrerebbe quella di una nuova proroga, che porti la scadenza della normativa che regola lo smart working “semplificato” fino a dicembre 2021. (InvestireOggi.it)