Salmo e il nuovo album "Ranch": il rap senza compromessi e il rifiuto di X Factor





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Quando si parla di rap italiano autentico, quello che rifugge dalle logiche commerciali per scavare nella realtà con versi affilati, il nome di Salmo emerge senza esitazioni. Il rapper sardo, noto per la sua capacità di reinventarsi senza tradire la propria essenza, torna dopo un periodo di assenza con un progetto che racchiude la sua evoluzione artistica e personale: Ranch, in uscita venerdì. Un titolo che non è un semplice omaggio ai western, ma un simbolo del rifugio che ha costruito, lontano dal caos.
«L’album è venuto fuori praticamente da solo», spiega Salmo, il cui vero nome è Maurizio Pisciottu. La traccia d’apertura, On fire, si distingue già per un’introduzione inaspettata: la voce di Maria Carta che intona l’Ave Maria catalana, un contrasto voluto tra sacro e profano, tra spiritualità e rabbia. «Ave Maria piena di rabbia», canta lui, in un gioco di opposti che definisce lo spirito del disco. Perché Ranch? «Rende l’idea di un posto sicuro, quello che ho cercato di creare soprattutto nella mia testa», chiarisce. Un luogo fisico, la Gallura dove si è trasferito lasciando Milano dopo quindici anni, ma anche mentale, lontano dai riflettori e dai social network. «Ci avevo giocato parecchio, ho fatto il deficiente per anni», ammette, riferendosi anche alla celebre polemica con Matteo Salvini. «Ora ho capito che sono un freno per la creatività».
La sincerità, del resto, è il filo rosso del disco. Sedici tracce che rifiutano le scorciatoie per piacere agli algoritmi, scegliendo invece di raccontare senza filtri un percorso di crescita. «Pensavo di essere un duro perché il rap ti dà una botta di ego», confessa. «A quarant’anni bisogna tirare una riga e capire chi sei. E mi sono reso conto di essere una brava persona». Una consapevolezza che stride con l’immagine del rapper spietato, ma che conferma la sua volontà di evolversi.