Mps, il governo non eserciterà il golden power sull’offerta per Mediobanca





Articolo Precedente
Articolo Successivo
La presidenza del Consiglio dei ministri ha deciso di non avvalersi dei poteri speciali previsti dal golden power in relazione all’offerta pubblica di scambio lanciata da Mps su Mediobanca. A renderlo noto è stato lo stesso istituto senese, confermando una scelta che riflette la proposta avanzata dal ministero dell’Economia, attualmente detentore di una quota dell’11,7% in Monte Paschi.
La decisione arriva a pochi giorni dall’assemblea degli azionisti, convocata per il 17 aprile, un appuntamento che si preannuncia cruciale per le sorti dell’operazione. Tra i principali investitori, le posizioni appaiono sempre più polarizzate: da un lato, fondi come Algebris, Pimco e Norges Bank hanno espresso sostegno all’Ops, mentre altri, tra cui il Banco Bpm, mantengono un profilo più cauto. Intanto, l’azionista Francesco Gaetano Caltagirone ha accresciuto la propria partecipazione fino al 9%, avvicinandosi a quella di Delfin (9,9%), in un contesto in cui le dinamiche societarie si fanno sempre più intricate.
Sul mercato, la notizia ha spinto al rialzo le quotazioni di Mps, che ha chiuso la seduta con un +2,5%, toccando i 6,33 euro, in sintonia con il trend positivo del settore bancario (+2,3% il Ftse Mib). Anche Mediobanca ha beneficiato dell’onda lunga dell’annuncio, registrando un incremento del 4,3% e portandosi a 15,15 euro. L’andamento di Piazza Affari ha premiato l’istituto toscano, il quale, su base settimanale, ha mostrato una performance superiore a quella del principale indice milanese, segnando un +1,1% contro lo 0,27% del Ftse Mib.
Quella del governo rappresenta la prima autorizzazione significativa ottenuta da Mps dopo il lancio dell’offerta, avvenuto a gennaio. Un via libera che consolida la posizione della banca guidata da Luigi Lovaglio in vista dell’assemblea, dove gli azionisti saranno chiamati a votare sull’aumento di capitale necessario a sostenere l’operazione. Un passaggio già approvato dalla Bce, che ora trova ulteriore sostegno nella scelta di Roma di non intervenire con strumenti straordinari.