La frenata Volkswagen, una sveglia per tutti
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L’azienda tedesca Volkswagen, seconda produttrice di auto del pianeta dietro la giapponese Toyota e prima Casa del nostro continente, sta valutando la possibilità di chiudere uno o più impianti in Germania nell’ambito di una ristrutturazione che punta a ridurre i costi di 10 miliardi di euro da qui al 2026. Una mossa senza precedenti negli 87 anni di storia del gruppo, un colosso con 680mila dipendenti nel mondo dei quali 300mila nel Paese d’origine, che potrebbe mettere in discussione il patto di salvaguardia dei posti di lavoro fino al 2029 siglato con i sindacati. (L'Eco di Bergamo)
Su altre fonti
Non solo perché sentiamo come doveroso prestare innanzitutto attenzione a chi necessita di maggiore cura, ma anche perché il fenomeno rappresenta una problematica in forte crescita, in particolare per quanto riguarda i disturbi dello sviluppo neurologico, tra cui i disturbi dello spettro autistico e quelli del comportamento e dell’attenzione. (Il Giornale dell'Umbria – il giornale on line dell'Umbria)
Volkswagen afferma di avere 'un anno, forse due' per adattarsi al crollo delle vendite di auto in Europa, mentre cerca di giustificare le proposte di chiusura di fabbriche in Germania per la prima... (Virgilio)
Il colosso tedesco dell’auto, che in settimana ha preannunciato tagli e chiusure di impianti anche in Germania, spiega il piano ai dipendenti: venderemo mezzo milione in meno di auto l’anno in Europa e ci vogliono uno, due anni perché l’azienda si adegui alle nuove condizioni del mercato (Milano Finanza)
In vista degli annunciati tagli al personale con 110 mila dipendenti a rischio licenziamento, la Volkswagen continua la trattativa con il sindacato metalmeccanico tedesco Ig Metall sulla necessità di abbassare i costi per evitare l’ipotizzata chiusura di stabilimenti in Germania, anche aprendo all’ipotesi di una settimana lavorativa corta che possa contribuire a ridurre l’impegno economico del gruppo. (Lettera43)
"La Germania deve rimanere un Paese delle auto". Lo ha affermato il ministro del Lavoro tedesco, Hubertus Heil, mentre il gigante automobilistico Volkswagen ha annunciato il 2 settembre che potrebbe chiudere alcuni siti di produzione e minacciare ulteriori tagli di posti di lavoro a causa dello stallo dei piani di risparmio. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
Ci voleva un governo retto dai socialdemocratici, dai verdi e dai liberaldemocratici, nonché una Commissione europea guidata da una cristianodemocratica tedesca, per chiudere il cerchio e far andare a gambe all’aria la premiata industria automobilistica teutonica. (Liberoquotidiano.it)