Parolin, prima i veleni poi il passo indietro del grande favorito

Articolo Precedente
Articolo Successivo
Benedizioni ma non era lui quello vestito di bianco. Pietro Parolin appariva proprio accanto a Leone XIV per una questione di rango, lo stesso che lo aveva portato a guidare il Conclave e che gli aveva imposto, poco prima, il compito di chiedere a Robert Francis Prevost: «Acceptasne electionem?». Alla vigilia si immaginava potesse trovarsi nel ruolo opposto, quello dell’eletto chiamato a risponde… (la Repubblica)
Ne parlano anche altri media
È stata la vittoria di un’alleanza tra i cardinali delle Americhe e i sostenitori di Pietro Parolin, con la Curia. Quando ha visto che i consensi tra lui e Francis Prevost si contrapponevano, e che una parte degli italiani gli remava contro, ha preferito non forzare la situazione. (Corriere Roma)
Dopo di lui, Pierbattista Pizzaballa sembrava essere capace di concentrare su di sé i favori dei cardinali conservatori, ma anche di quelli progressisti: con una divisione più tipica della politica piuttosto che della Chiesa, i più sostenevano che il Patriarca di Gerusalemme poteva essere un ottimo compromesso tra chi chiedeva più dottrina e chi esigeva più mondanità. (Tgcom24)
Habemus papam, ma non è il nostro. Durava da tre giorni, era la fiducia che si colorava di certezza, che aumentava con l’aumento delle dirette televisive, confortata da segnali tali da sembrare divini, chi aveva le precognizioni, chi la necessità di recarsi a Schiavon mosso dall’impellente bisogno di testimoniare, esserci. (Corriere del Veneto)

Non è mancata un pizzico di delusione, in piazza San Pietro, tra i fedeli che facevano apertamente il tifo per lui, da tutti considerato il nome più forte se fosse tornato un Papa italiano. Si ferma alla volata finale la corsa del cardinale Pietro Parolin a Papa. (Il Gazzettino)
Tutto il mondo guardava al Segretario di Stato. E al partito dei cardinali italiani. (il Giornale)
Magari non lo dirà mai nessuno ma quando il cardinal Prevost, cioè Papa Leone XIV, si è affacciato dal loggione di San Pietro, tutto il Palazzo della politica italiana è rimasto con un palmo di naso. Ma perché non se lo aspettavano, non lo conoscevano, ma soprattutto perché erano sicuri che dal finestrone avrebbe fatto capolino il viso bonario del segretario di Stato, cardinal Parolin. (il Giornale)