Serena Mollicone, la Cassazione annulla l’assoluzione: nuovo processo per i Mottola





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Le lacrime di Consuelo Mollicone, trattenute per anni, sembrano finalmente trovare uno spiraglio di sfogo. Dopo 24 anni di attesa, la decisione della Corte di Cassazione di annullare l’assoluzione per Franco Mottola, sua moglie Anna Maria e il figlio Marco riaccende una speranza che sembrava ormai spenta. «Abbiamo atteso tanto, oggi torniamo a sperare», dice Consuelo, la cui voce tradisce un misto di emozioni che vanno dalla rabbia alla rinnovata fiducia nella giustizia.
La vicenda risale all’1 giugno 2001, quando Serena Mollicone, 18enne di Arce, nel Frusinate, scomparve nel nulla. Il suo corpo fu ritrovato due giorni dopo, in circostanze che da subito fecero pensare a un omicidio. Le indagini si concentrarono sulla caserma dei carabinieri di Arce, dove Franco Mottola era maresciallo. L’ipotesi accusatoria, sostenuta dalla procura, è che Serena sia stata uccisa per aver parlato di questioni scomode, legate a presunti illeciti all’interno della caserma.
Nel 2021, dopo un lungo iter giudiziario, i Mottola erano stati assolti in primo grado. Una sentenza che aveva lasciato i familiari di Serena sgomenti, ma che ora è stata ribaltata dalla Cassazione. I giudici della prima corte penale hanno accolto il ricorso della procura generale, annullando l’assoluzione e disponendo un nuovo processo d’appello. «La corte annulla la sentenza e rinvia a un nuovo processo d’Appello», recita la decisione, che riapre un capitolo giudiziario che sembrava chiuso.
Carmelo Lavorino, criminologo e consulente della famiglia Mottola, ha commentato la decisione con tono sereno: «Il pool di difesa attende le motivazioni del rinvio per valutare quali punti dovranno essere approfonditi in appello. Faremo di tutto per far assolvere nuovamente i nostri assistiti». Una posizione che contrasta con quella dei Mollicone, convinti che la verità sia ancora sepolta sotto strati di omissioni e silenzi.
Consuelo, che all’epoca dei fatti viveva in Lombardia, ricorda con precisione il giorno in cui seppe della scomparsa della sorella. «Ero incredula», racconta, mentre percorre i corridoi della Cassazione, stretta nel suo cappotto nero. Per lei, Serena non era solo una sorella, ma una donna libera, uccisa forse per aver avuto il coraggio di denunciare ciò che non andava.