Buio su Ramallah
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Chiudere l’ufficio di corrisponrenza di un’emittente come Al Jazeera in quel di Ramallah (si dice per quarantacinque giorni ma vallo a sapere!) costituisce un salto di qualità nell’azione repressiva dell’esercito israeliano. Non entriamo nel merito della carneficina compiuta finora: quarantamila morti parlano da soli e non c’è niente da aggiungere. Il punto è chiedersi perché. E il perché temiamo di saperlo. (articolo21)
Ne parlano anche altri media
“La guerra con Israele è già in corso, con 600 persone uccise in Libano dall’8 ottobre dell’anno scorso, molti feriti, interi villaggi ridotti in macerie nel sud. È una guerra, anche se non ancora totale, e l’attacco con i cercapersone ha terrorizzato la popolazione”. (Il Fatto Quotidiano)
Questa mattina l'esercito israeliano ha fatto irruzione negli studi dell'emittente e ordinato la chiusura delle attività per almeno 45 giorni ROMA – Questa mattina l’esercito israeliano ha fatto irruzione negli studi di Al Jazeera a Ramallah, in Cisgiordania, e ordinato la chiusura delle attività per almeno 45 giorni. (Dire)
L’irruzione dell’esercito israeliano negli uffici dell’emittente documentata in diretta tv (Primaonline)
Oltre 120 reporter sterminati, la sede di Al Jazeera chiusa nella West Bank, i media … Alla strage di bambini e civili compiuta da Israele ormai da un anno a questa parte, si aggiunge una guerra contro i giornalisti che raccontano il massacro. (Il Fatto Quotidiano)
Israele l’ha definita una “tv terrorista“. Ma mentre è ormai alle stelle la tensione col Libano e i miliziani di Hezbollah, lo ‘Stato ebraico’ si accanisce di nuovo contro il giornalismo, ancora contro i reporter di Al Jazeera, quelli più impegnati, tra le emittenti mainstream, a raccontare le violazioni commesse dalle Forze di Difesa Israeliane (Idf) ai danni della popolazione palestinese. (Il Fatto Quotidiano)
Dice che quando vedi un gruppo di militari con il volto coperto, armati fino ai denti, entrare nelle stanze della tua redazione «è devastante». Le redazioni non sono fronti, prime linee, campi di battaglia», commenta da Doha Mohamed Moawad, direttore della principale rete televisiva satellitare del Medio Oriente. (Corriere della Sera)