Coronavirus e alto debito, Hertz dichiara bancarotta negli Usa e in Canada

Corriere della Sera ECONOMIA

La procedura del Chapter 11 prevede che Hertz e le sue controllate continueranno ad operare.

L’emergenza coronavirus, che ha fermato i viaggi in tutto il mondo ha costretto il gruppo di autonoleggio americano Hertz, fortemente indebitato, a dichiarare la bancarotta negli Stati Uniti e in Canada.

A partire da metà marzo, l’azienda ha azzerato i ricavi quando i viaggi sono stati quasi totalmente annullati a causa del nuovo coronavirus. (Corriere della Sera)

Ne parlano anche altri media

L’intera industria delle auto a noleggio è stata devastata dal crollo dei viaggi dopo che è stata dichiarata la pandemia. Non sapere quando e in che misura riprenderanno le vendite, è stato detto, ha reso necessario il fallimento. (Bitecoin)

Anche il famoso brand di intimo Victoria’s Secret ha annunciato la chiusura di 250 negozi in Usa e Canada. Anche i department stores accusano gli effetti del coronavirus, tra chiusure di negozi, bancarotte, procedure fallimentari e perdite ingenti. (Proiezioni di Borsa)

Nella procedura Usa l'omologazione chiude l'iter del Chapter 11 e libera il debitore da tutti i debiti antecedenti. In estrema sintesi nella procedura Usa: a) il debitore mantiene il possesso dei propri beni; b) i creditori non possono aggredire tali beni. (Yahoo Finanza)

In Italia, invece, ci si è fermati almeno per ora ad aiuti per l'acquisto di bici e monopattini. Se va in crisi anche un colosso come Hertz vuol dire che il settore è veramente sull'orlo del baratro. (L'Unione Sarda.it)

Nel caso della Hertz la liquidazione dei debiti però sarà più complicata del solito. Le difficoltà della Hertz furono chiare già all’inizio dei lockdown nordamericani con l’annuncio di diecimila licenziamenti. (Positanonews)

Nel deposito del 'chapter 11' negli Stati Uniti non sono incluse le attività operative in altre aree, tra cui Europa, Australia e Nuova Zelanda. Hertz affonda a Wall Street e per le conseguenze del coronavirus presenta istanza di fallimento negli Stati Uniti e in Canada (Il Messaggero)