Mario Vargas Llosa, lo spirito liberale contro i totalitarismi


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Mario Vargas Llosa, premio Nobel per la letteratura, è morto oggi, lasciando un vuoto nel panorama culturale non solo dell’America Latina, ma del mondo intero. Autore prolifico e intellettuale engagé, ha sfidato con la sua penna i regimi autoritari e i cliché che per decenni hanno appiattito la complessità del suo continente d’origine. In un breve saggio, Sogno e realtà dell’America Latina, edito da Liberilibri, aveva smontato con lucidità gli stereotipi più radicati: quelli che dipingevano i popoli latinoamericani come pigri e sottomessi, i governanti come caricature di corruzione, il tessuto sociale come un groviglio di arretratezza e rassegnazione.
La sua prosa, affilata e priva di compiacimenti, ha restituito dignità a una realtà spesso banalizzata, mostrando come dietro le semplificazioni si nascondessero storie di resistenza, contraddizioni e una vitalità culturale capace di competere con quella del Nord America o delle economie emergenti. Non a caso, la sua opera ha attraversato confini, imponendosi come un faro per chi crede nel potere liberatore della letteratura.
Tra le sue passioni, il calcio occupava un posto speciale. Il 5 luglio 1982, seduto nelle tribune dello stadio Sarrià di Barcellona, assistette a quella che molti definirono "la partita del secolo". Quel giorno, mentre il campo si svuotava e l’euforia degli spettatori si dissolveva nell’aria, Vargas Llosa fissò per un attimo il rettangolo verde, quasi a voler cristallizzare l’emozione di un istante irripetibile. Poco dopo, già batteva i tasti della sua macchina da scrivere, trasformando l’esperienza in parole.
La sua vita privata, come la sua scrittura, è stata segnata da svolte e sfide. La relazione con Patricia Vargas Llosa, sua cugina di primo grado, iniziò negli anni ’60, quando lui era già uno scrittore emergente e lei una quindicenne. Un legame complicato, nato mentre il Nobel era ancora sposato con Julia Urquidi, figura centrale del romanzo La zia Julia e lo scribacchino, in cui raccontò senza veli le contraddizioni della sua giovinezza. Patricia, al suo fianco fino all’ultimo, è stata compagna di una vita fatta di riconciliazioni e condivisioni intellettuali.
Il Perù, sua patria d’origine, ha nutrito la sua narrativa, offrendogli scenari e personaggi che hanno popolato romanzi indimenticabili. Da Piazza San Martin a Lima, ai paesaggi che ispirarono La città e i cani, ogni angolo del paese ha trovato spazio nella sua opera, diventando metafora di un continente in bilico tra tradizione e modernità.