Sefcovic a Washington per trattare i dazi, con l’arma del debito Usa in mano





Articolo Precedente
Articolo Successivo
Mentre l’Europa si prepara a riaprire il dialogo commerciale con gli Stati Uniti, è Maroš Šefčovič, commissario Ue al Commercio, a trovarsi al centro di una partita delicatissima. Il suo viaggio a Washington, iniziato oggi, non riguarda soltanto la questione dei dazi – su cui Bruxelles e Washington hanno trovato una fragile tregua – ma tocca un nervo scoperto dell’economia americana: il debito pubblico.
Nei caveau europei, infatti, giacciono titoli del Tesoro statunitense per circa duemila miliardi di dollari, una leva non indifferente che l’Unione potrebbe decidere di usare, seppure con cautela, per influenzare le trattative. La posta in gioco è alta, soprattutto ora che il dollaro è ai minimi da tre anni rispetto all’euro, e che la politica protezionista di Donald Trump rischia di innescare una guerra commerciale su più fronti.
Non tutti in Europa, però, sembrano allineati sulla strategia da adottare. Se da un lato la Commissione punta a un negoziato fermo ma aperto al compromesso, dall’altro ci sono governi, come quello ungherese di Viktor Orbán, che guardano con simpatia alla linea dura di Trump. L’Ungheria, da tempo vicina all’ex presidente americano, non ha mai nascosto il suo scetticismo verso un approccio troppo rigido sui dazi, preferendo invece una trattativa più morbida.
Paolo Gentiloni, ex commissario europeo all’Economia, ha espresso dubbi sull’efficacia della strategia statunitense: «Far pagare il debito americano attraverso i dazi è un’equazione sbagliata», ha dichiarato, sottolineando come l’Europa, in uno scenario di incertezza globale, debba muoversi con pragmatismo