La finale "italiana" tra Inter e Psg: storie incrociate e un duello generazionale





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Redazione Sport
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Mentre Hakimi e Donnarumma, un tempo avversari nel derby di Milano e poi compagni al Paris Saint-Germain, si ritrovano su fronti opposti, altri protagonisti della Serie A animano la sfida di Champions League che il 31 maggio deciderà il destino della coppa. Fabian Ruiz e Kvaratskhelia, stelle del Napoli, portano con sé un pezzo di campionato italiano, mentre Luis Enrique, dopo l’esperienza romana finita senza troppi rimpianti – almeno inizialmente – si ritrova a guidare una squadra che ha fatto dell’equilibrio tra gioventù e esperienza il suo punto di forza.
Non è un caso che l’Inter, pur schierando un solo italiano, Donnarumma appunto, sia la formazione con l’età media più alta tra quelle arrivate agli ottavi (29,3 anni), mentre il Psg, con i suoi 23,6 anni di media, rappresenti l’esatto opposto. Se contro il Barcellona i nerazzurri hanno affrontato una sfida generazionale, a Monaco incontreranno una squadra che incarna un modello diverso, costruito su freschezza e dinamismo.
Proprio al Parc des Princes, mercoledì scorso, c’era chi osservava con attenzione: Benjamin Pavard, difensore dell’Inter, è stato avvistato tra gli ospiti d’onore durante la semifinale contro l’Arsenal, partita che ha regalato al Psg la qualificazione grazie al 2-1 finale. Accanto a lui, il ct Didier Deschamps e il presidente federale Noël Le Graët, a testimonianza di come quella tra francesi e italiani sia ormai una rivalità che travalica i confini campestri.
C’è poi un dettaglio che non sfugge: il Psg, oltre al vantaggio di una Ligue 1 già conclusa – con sole 18 squadre, sogno nel cassetto di Beppe Marotta per la Serie A – può contare su un maggio meno logorante, dedicato esclusivamente alla preparazione della finale. «Meno male che giochiamo in una farmer league», ha ironizzato Luis Enrique, strizzando l’occhio a chi considera il campionato francese poco competitivo. Per l’Inter, invece, ogni partita è ancora un tassello da non trascurare, finché l’aritmetica manterrà accesa la speranza.