Vannini, i giudici: “Ciontoli autoritario, famiglia in soggezione non ha voluto aiutare Marco”

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Vannini, i giudici: “Ciontoli autoritario, famiglia in soggezione non ha voluto aiutare Marco” Il comportamento di Antonio Ciontoli, riportano i giudici della Suprema Corte, è stato autoritario dall’inizio alla fine.

Persino quanto Antonio Ciontoli raccontò ai soccorritori che Marco si era bucato con un pettine non dissero nulla.

Prima con la famiglia, che ha così evitato ogni comportamento per salvare Marco Vannini, poi anche in ospedale, pretendendo di parlare con il medico di turno. (Fanpage.it)

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[email protected]. gus Lo dice l’assessore alla Sicurezza, Polizia locale e Immigrazione di Regione Lombardia, Riccardo De Corato, commentando la sentenza del Consiglio di Stato sul capannone che fungeva da moschea a Cantù (Como). (MI-LORENTEGGIO.COM.)

Omicidio Vannini, i genitori di Marco al cimitero: «In questa storia non ci sono vincitori ma solo vinti» Lunedì 19 Luglio 2021, 13:42. La Cassazione ha pubblicato le motivazioni della condanna a 14 anni per Antonio Ciontoli, accusato di omicidio volontario con dolo eventuale per la morte di Marco Vannini, il 21enne ucciso da un colpo di pistola nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015 mentre era a casa della fidanzata a Ladispoli, sul litorale romano. (ilmessaggero.it)

I giudici si concentrano sul comportamento del capofamiglia: Antonio Ciontoli, militare di Marina e successivamente ai Servizi segreti come distaccato, era il «detentore di armi da fuoco e autore dello sparo». (Open)

Lo stato di soggezione nel quale versavano i familiari - concludono i supremi giudici - si desume da molteplici circostanze: tutti gli imputati, dopo aver compreso l'accaduto, omisero di attivarsi per aiutare effettivamente Marco" (RomaToday)

News | Vannini, i giudici della Cassazione: “Condotta di Ciontoli spietata” | VIDEO “Ciontoli era ben consapevole di aver colpito Marco Vannini con un’arma da fuoco”. Per loro tutta la famiglia Ciontoli la sera tra il 17 e il 18 maggio 2015 era consapevole “della presenza del proiettile ancora nel corpo di Vannini” (LE IENE)

Secondo la difesa, Menniti «ancorché sindaco e come tale datore di lavoro non era affatto a conoscenza dell’ordine di servizio affisso nella casa comunale, il quale elencava le attività lavorative da svolgere con conseguenti nomi dei lavoratori adibiti alle stesse, firmato dall’allora Responsabile dell’ufficio dei servizi del Personale, il signor Giuseppe Mastroianni. (Corriere della Calabria)