Per diagnosticare (e curare) un tumore potremmo cominciare ad “ascoltarlo”

Bologna 2000 SALUTE

“L’idea a cui stiamo lavorando è l’utilizzo di vettori virali capaci di ‘infettare’ selettivamente solo le cellule tumorali

“Questo studio apre quindi alla possibilità di un impiego dell’effetto fotoacustico nella diagnostica medica che permetta di rilevare singole cellule tumorali attraverso nuovi mezzi di contrasto”.

Ma il fullerene potrebbe fare di più: potrebbe per esempio essere impiegato anche per la cosiddetta fototerapia del cancro, tramite la creazione di piattaforme fototeranostiche. (Bologna 2000)

La notizia riportata su altri media

“Il prossimo passo – aggiunge Calvaresi – sarà. riuscire a introdurre le molecole di fullerene in maniera. La pubblicazione è avvenuta insieme all’Università di Bari,. al Cnr di Bologna e al TranslaTUM (Germania) (Corriere Quotidiano)

(askanews) – Sfruttare l’effetto fotoacustico, che permette di trasformare l’energia luminosa in onde sonore, per identificare e colpire selettivamente le cellule tumorali. Ma il fullerene potrebbe fare di più: potrebbe per esempio essere impiegato anche per la cosiddetta fototerapia del cancro, tramite la creazione di piattaforme fototeranostiche. (askanews)

Deve perciò concludersi che se fosse stato segnalato come doveroso ed agevole il sospetto, il paziente aveva almeno il 70 per cento di possibilità di sopravvivenza”. (Responsabile Civile)

Si tratterebbe di un trattamento innovativo grazie al quale potrebbe essere possibile non solo identificare ma anche eliminare le cellule tumorali attraverso la luce. "L’idea a cui stiamo lavorando è l'utilizzo di vettori virali capaci di 'infettare' selettivamente solo le cellule tumorali (BolognaToday)

"Il prossimo passo - aggiunge Calvaresi - sarà riuscire a introdurre le molecole di fullerene in maniera selettiva solo all'interno delle cellule tumorali". La pubblicazione è avvenuta insieme all'Università di Bari, al Cnr di Bologna e al TranslaTUM (Germania) (Giornale di Sicilia)

L'incidenza di eventi avversi di ogni grado è stata simile tra il braccio di studio con bemarituzumab più chemioterapia e quello con sola chemioterapia (rispettivamente 100% versus 98,7%). (PharmaStar)