Stellantis cerca il nuovo ad: Elkann guida la transizione tra crisi e sfide globali





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La corsa alla successione di Carlos Tavares alla guida di Stellantis si è trasformata in una partita a scacchi, con due candidati principali che dividono il board del colosso automobilistico. Mentre John Elkann, presidente e ad interim, ribadisce l’urgenza di una scelta strategica, il gruppo – nato dalla fusione tra FCA e PSA – naviga in acque agitate tra dazi, transizione elettrica e concorrenza cinese.
"Il 2024 non è stato un buon anno", ha ammesso Elkann durante l’assemblea degli azionisti ad Amsterdam, senza edulcorare una realtà fatta di cali di produzione, ritardi nell’elettrico e tensioni geopolitiche. Le sue parole, che riecheggiano quelle di Sergio Marchionne sull’"irrealistico percorso di elettrificazione", suonano come un monte: l’Europa, con i suoi standard emissivi rigidi e gli incentivi a singhiozzo, rischia di lasciare indietro un’industria già in affanno.
A complicare il quadro ci sono i dazi statunitensi, che Elkann definisce "una minaccia per l’intero settore". Se da un lato accoglie con cautela le aperture di Trump verso Messico e Canada, dall’altro sottolinea come la guerra commerciale con la Cina stia strangolando i margini. "Senza un ripensamento delle politiche doganali, né l’America né l’Europa potranno competere", ha avvertito, mentre Pechino avanza con modelli low-cost e batterie a prezzi imbattibili.