Trattativa, i giudici su Dell’Utri assolto: “Manca l’ultimo miglio, non c’è la prova certa che comunicò la minaccia a Berlusconi”

Il Fatto Quotidiano INTERNO

Per i giudici quindi anche il fatto che lo stesso Brusca non sapesse se il messaggio era stato recapitato è uno degli elementi della mancanza della prova dell'”ultimo miglio”

successivi al 1992) non abbia concorso nella minaccia al Corpo politico dello Stato.

IL TENTATIVO DI MINACCIA ALLO STATO – La corte ha confermato invece le condanne per i capi Leoluca Bagarella e Antonino Cinà.

I giudici – accogliendo anche le risultanze dei processi con sentenza definitiva – ritengono che siano provati i contatti tra Vittorio Mangano e Dell’Utri. (Il Fatto Quotidiano)

Ne parlano anche altri media

E l’unica finalita’ dei carabinieri era quella di fermare le stragi “insinuandosi in una spaccatura” all’interno di Cosa nostra. Serviva a un volonta’ un “segnale di buona proseguita e di disponibilita’ sulla via del dialogo” (il Fatto Nisseno)

E fanno riferimento a quanto accadde nell’affollata e assemblea plenaria che si tenne in Procura con i pm il 14 luglio del 1992, cioè appena cinque giorni prima della strage di via D’Amelio (Il Fatto Quotidiano)

Secondo l’accusa sarebbe stata la trattativa tra Stato e mafia ad accelerare la morte di Paolo Borsellino, mentre adesso i giudici dicono che non è così. I giudici ricordano anche le "doglianze che Borsellino aveva personalmente raccolto nei suoi contatti con i carabinieri del Ros» (La Sicilia)

Il corpo politico che avrebbe dovuto essere costretto ad adottare provvedimenti a favore della mafia era il governo di Silvio Berlusconi. Anche la mancata perquisizione del covo di Riina può essere ricondotta a questa strategia (Avvenire)

Sul giornale vedremo cosa sta accadendo in un territorio perennemente in guerra, ma di sempre minor interesse nelle agende politiche mondiali Sul giornale di domani il nostro Marco Lillo si occuperà di questa parte della storia sulla quale la giustizia non ha ancora fatto luce. (Il Fatto Quotidiano)

"Esclusa qualsiasi ipotesi di collusione con i mafiosi, se Mori e Subranni potevano avere interesse a preservare la libertà di Provenzano, ciò ben poteva essere motivato dal convincimento che la leadership di Provenzano, meglio di qualsiasi ipotetico e improbabile patto, avrebbe di fatto garantito contro il rischio del prevalere di pulsioni stragiste o di un ritorno alla linea dura di contrapposizione violenta allo Stato". (Tp24)