Omicidio Samarate, Alessandro Maja e i fantasmi per il progetto sbagliato

Corriere Milano INTERNO

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Il tema è quello di un recente progetto di ristrutturazione di un locale di una nota catena.

Con questa scelta, peraltro non infrequente e nemmeno anomala, il 57enne Alessandro Maja aveva comunque marcato la distanza tra i suoi due mondi.

Il progetto «sbagliato» Maja avrebbe sbagliato o si sarebbe convinto di un completo fallimento — non è esclusa l’ennesima erronea mal interpretazione della realtà — del cantiere, e di aver compiuto errori dopo il coinvolgimento di maestranze per interventi che andavano al contrario azzerati e dopo aver anticipato forse a proprie spese l’acquisto di materiale. (Corriere Milano)

Ne parlano anche altre fonti

La nota catena che gli aveva commissionato il lavoro ha dovuto rimandare l'inaugurazione del locale, non avendo gradito l'opera finale. Le preoccupazioni per i debiti dietro la follia omicida. (leggo.it)

La procura di Busto Arsizio ha affidato nelle scorse ore l’incarico peritale: al vaglio ci sono tutti i cellulari di famiglia. La famiglia Maja era all’apparenza perfetta. (malpensa24.it)

Intanto Nicolò ha fatto registrare alcuni piccoli segnali di miglioramento anche se è ancora presto per azzardare ogni previsione. Sotto la lente, scavando nella memoria dei dispositivi, chiamate ricevute ed effettuate nei giorni e nelle settimane precedenti alla strage, documenti, file e scambi di messaggi. (IL GIORNO)

Per questo motivo sono stati sentiti i due commercialisti, uno per le finanze familiari e l’altro per quelle dell’azienda, di Maja. Questo potrebbe aver fatto scattare qualcosa nella mente provata dell’uomo, che ha poi dato vita alla tragedia. (361 Magazine)

Gli inquirenti hanno ascoltato i due commercialisti di Maja e stanno esaminando i movimenti dei suoi conti correnti. Le indagini ora stanno riguardando i movimenti dei conti correnti del geometra 57enne, alla ricerca di quell'evento che ha fatto crollare le sicurezze economiche di Maja. (Fanpage.it)

La società era stata creata per gestire un quadrilocale di proprietà della coppia nella zona dei Navigli, affittato a un bar, che garantiva una rendita di circa 20-25mila euro all’anno. Proprio la moglie, Stefania Pivetta, deteneva la maggioranza delle quote, avendo versato al momento della costituzione ottomila euro su un capitale sociale di diecimila (IL GIORNO)