2073, la recensione: il fanta-documentario non è una buona idea
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Pubblicazione: 05 settembre alle 08:06 Una cosa va riconosciuta a 2073. Che lo si prenda come fantascienza o come documentario, la sua natura cinematografica eccede e sconfina nell'altro ambito. È quindi un film interessante per come illumina la parentela fra questi due mondi: il cinema che vuole raccontare il reale e quello che partendo dalla realtà si avventura poeticamente a ipotizzarne gli sviluppi. (BadTaste)
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Ispirato a La jetée di Chris Marker, un documentario fantasy che viaggia nel tempo sull’avvento dei regimi totalitari e la perdita della democrazia. Ma gira a vuoto. VENEZIA81. Fuori Concorso. (Sentieri Selvaggi)
2073 è ambientato in un futuro dispotico in cui Samantha Morton interpreta una donna che vive nei sotterranei di una città nel 2073 37 anni dopo l'«Evento», recita un cartello in un mondo postatomico controllato dalla polizia con droni e telecamere. (il Giornale)
«Tutto è iniziato con la Brexit, con l’idea che un Paese potesse essere ingannato, i cittadini spinti a votare per peggiorare la propria vita. Asif Kapadia, regista premio Oscar (per il doc Amy), ripercorre la genesi del film che presenta fuori concorso a Venezia, un documentario ibridato con una storia sci-fi, che prefigura un futuro allarmante per l’umanità. (Elle)
Asif Kapadia è noto soprattutto per il suo lavoro nei documentari biografici, tra cui "Diego Maradona", "Senna" e, soprattutto, "Amy". (Movieplayer)
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