Covid, Crisanti gufa: “I contagi? Qualcosa non torna”
Invece se i tamponi vengono usati, ad esempio per la sorveglianza nelle classi, il risultato è completamente diverso”.
Il che vorrebbe dire un numero almeno 5 volte superiore a quello comunicato nei bollettini Covid del ministero della Salute.
Per carità, non siamo medici e può essere anche che in quello che dice Crisanti ci sia un fondo di verità
È questa la tesi sostenuta da Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di Microbiologia Molecolare Università di Padova, a 24 Mattino su Radio 24. (Nicola Porro)
Se ne è parlato anche su altri giornali
il greenpass per avere un impatto sulla trasmissione dovrebbe essere limitato a quello che hanno fatto la seconda dose entro sei mesi e a chi ha fatto il tampone dopo le 24 ore. Lo ha detto Andrea Crisanti, direttore Dipartimento di Microbiologia Molecolare Università di Padova, a 24Mattino su Radio 24 (IN DIES)
“Significa che dovremmo avere anche noi un numero molto più grande di contagi e non si capisce situazione”. Quindi il professore lancia un monito: “La gente pensa ‘abbiamo 1000 casi, è finito tutto’, invece non è finito tutto”. (tviweb)
“Si può avere la tendenza a pensare che con un numero basso di casi sia tutto finito – ha aggiunto – invece così non è. Invece se i tamponi vengono usati ad esempio per la sorveglianza nelle classi, il risultato è completamente diverso” (Salernonotizie.it)
il greenpass per avere un impatto sulla trasmissione dovrebbe essere limitato a quello che hanno fatto la seconda dose entro sei mesi e a chi ha fatto il tampone dopo le 24 ore. Invece se i tamponi vengono usati, ad esempio per la sorveglianza nelle classi, il risultato è completamente diverso. (politicamentecorretto.com)
“In tutti gli altri paesi d’Europa e del mondo c’è un rapporto di uno a mille rispetto ai numeri dei casi e dei decessi, quindi dovremmo avere anche noi un numero molto più grande di contagi e non si capisce questa situazione”. (Italia Sera)
Ieri in Italia sono stati contati 1.516 contagi e 34 morti. Crisanti spiega che “in genere bisogna prendere il numero di decessi, dividerlo per due e moltiplicarlo per 1000, quindi avendo tra i 30 e 40 decessi avremmo tra i 15mila e i 20 mila contagiati in Italia”. (L'Adige di Verona)