Dazi: la Cina e il caos internazionale
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In un lungo e significativo editoriale del Beijing Daily si legge: “Nel mezzo del caos, è una buona idea rileggere Sulla guerra prolungata per apprezzare il pensiero dialettico secondo cui pericolo e opportunità sorgono insieme e coesistono, nonché la visione strategica del perché la Cina avrà la vittoria finale”. Una lettura, che in realtà è molto di più: un manifesto della strategia della Cina nella sua “prova di resistenza” contro quello che definisce “bullismo commerciale” degli Stati Uniti (avantionline.it)
Ne parlano anche altre fonti
Dati niente male. Che danno un po' di respiro e forse qualche vantaggio in più a Pechino in vista dei colloqui con gli Stati Uniti sui dazi in programma da domani in campo neutro in Svizzera. (la Repubblica)
Il dato dell’Amministrazione Generale delle Dogane non piacerà certo al presidente Xi Jinping impegnato a Mosca nella parata sulla Piazza Rossa per gli 80 anni della vittoria sui nazifascisti. Mentre si guarda ai colloqui tra America e Cina capitanata da He Lifeng nel weekend in Svizzera i dati sull’import- export di aprile non lasciano scampo. (Il Sole 24 ORE)
Nel pieno dello scontro commerciale innescato dai dazi americani al 145% di Donald Trump sull'import del made in China, il surplus di Pechino verso Washington si attesta a 97,03 miliardi nei primi quattro mesi del 2025, risultato di un export e di un import in calo, rispettivamente, del 2,5% e del 4,7%. (l'Adige)
Dopo la crescita a doppia cifra registrata a marzo, le esportazioni cinesi hanno messo a segno un risultato superiore alle attese anche nel mese di aprile. Su base annua la crescita è stata dell’8,1%, secondo miglior risultato da dicembre scorso e ben al di sopra delle attese fissate al +1,9%. (ekonomia.it)
Le importazioni, invece, sono rimaste stabili (-0,2%), a fronte di stime a -5,9% e al -4,3% del mese precedente.Il surplus commerciale sale a 96,18 miliardi di dollari rispetto ai 72,04 miliardi dello stesso mese del 2024 e agli 89 miliardi stimati dagli analisti. (La Stampa)
E tra gli analisti e osservatori c'è chi già ipotizza che le merci cinesi stiano già "ribattezzandosi" in alcuni dei paesi di quell'area, dalla Thailandia alla Malesia al Vietnam, per poi riprendere la strada verso gli Usa con etichette diverse. (classxhsilkroad.it)